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Ecco chi era Henning Mankell, il padre del romanzo poliziesco svedese

Lo scrittore svedese Henning Mankell è morto a Göteborg, dopo una lunga malattia. Aveva scoperto il cancro nel 2014, e da allora aveva combattuto la sua battaglia pubblicamente, in un diario intimo ma profondamente consapevole. Famoso per aver creato il personaggio dell’ispettore Wallander, Mankell era famoso anche per il suo impegno politico ed umanitario.
A cura di Federica D'Alfonso
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Lo scrittore svedese Henning Mankell è morto a 67 anni dopo una lunga malattia. Mankell aveva scoperto il cancro nel 2014, e sul quotidiano svedese Göteborgs-Posten da allora teneva una sorta di diario pubblico nel quale raccontava la malattia e la lotta contro di essa. "Tanta altra gente prova la mia sofferenza. Ho deciso di raccontare questa difficile battaglia, ma da una prospettiva di vita, non di morte. Inizio ora". Il suo ultimo lavoro "Sabbie mobili. L'arte di sopravvivere" è in uscita in Italia per l'editore Marsilio, a testimonianza di una volontà più forte della stessa malattia, che fino all'ultimo non ha impedito a Mankell di condividere con i lettori la passione di una vita, quella per la scrittura. Henning Mankell è stato uno degli scrittori svedesi più tradotti al mondo dopo Stieg Larsson, con trenta libri tradotti in oltre 40 lingue, con altrettanti milioni di copie vendute: in Italia le sue opere sono pubblicate per la maggior parte da Marsilio. Lascia la moglie, Eva Bergman, figlia del grande regista Ingmar.

Henning Mankell era conosciuto ed apprezzato soprattutto per aver creato il personaggio dell'ispettore Wallander: nasce nel maggio del 1989, quando lo scrittore decide di scrivere una storia sul razzismo, ispirata dalle esperienze vissute in prima persona al rientro in patria dopo molto tempo trascorso all'estero. Per Mankell il razzismo era un crimine, dunque, quale miglior personaggio di un poliziotto? Le avventure dell'ispettore Wallander sono anche state trasformate in una serie televisiva, trasmessa dapprima in Svezia e poi dalla BBC inglese. Tre delle stagioni della serie sono state trasmesse anche in Italia. Dal 1991 al 2013 lo scrittore lavora ininterrottamente alla saga poliziesca, che per lui non è solo un genere letterario: è un'occasione, attraverso la finzione, per parlare delle debolezze e dei problemi del mondo. Tante altre sono le opere di Mankell, dal teatro a romanzi come "Il cane che inseguiva le stelle" (1990) e "Scarpe italiane" (2006). Nel 2009 (l'edizione italiana è del 2010 sempre per Marsilio) Mankell decide di far uscire di scena l'ispettore Wallander: ne "L'uomo inquieto" il personaggio si ammala di Alzheimer. "Spiegai al mio editore che c’erano altre cose che avrei voluto fare prima che il mio tempo sulla terra finisse. Wallander non mi mancherà".

Nel 2014, dopo la diagnosi della malattia alla nuca e al polmone sinistro, Mankell aveva parlato di una "discesa agli inferi": nonostante la paura, più volte ammessa, lo scrittore svedese ha continuato a raccontarsi in un diario pubblico sul Göteborgs-Posten, alternando riflessioni sulla malattia, la vita e la morte. Riflessioni che attendono di essere pubblicate in Italia anche nell'ultimo lavoro, "Sabbie Mobili". L'ultima opera di Mankell si discosta dal genere poliziesco, per affrontare una consapevole e toccante riflessione sulla convivenza con la malattia. "È un libro sulla gioia di vivere, sul coraggio, sulla paura", ha scritto Mankell, che ha destinato parte del ricavato delle vendite alla ricerca sul cancro. La casa editrice veneziana Marsilio ha annunciato la pubblicazione in un lungo comunicato, definendo il lavoro come "il testamento di uno scrittore che ha vissuto con coerenza, passione ed impegno in difesa dei poveri del mondo, fino alla fine".

Attivista convinto, più volte aveva dichiarato di sentirsi molto vicino alla causa palestinese: nel 2010 Mankell partecipa alla Freedom Flotilla, tentando di forzare il blocco navale israeliano alla Striscia di Gaza. "Credo fortemente nella solidarietà come strumento per cambiare il mondo, e credo nel dialogo; ma è l’azione che dimostra la parola". Ma l'avventura di Mankell inizia molto tempo prima: l'abbandono della scuola a 16 anni e il viaggio in Africa, dove si rende conto di una grande verità: "l'egocentricità europea". Adulto, fonda una casa editrice per la pubblicazione di romanzi di autori africani, asiatici e del Medio Oriente:

Imparo di più circa la condizione umana vivendo con un piede nella neve e uno nella sabbia. Il mondo occidentale ha perso la capacità di porre domande, siamo diventati un continente di chiacchieroni. Non ascoltiamo più le persone. Verremo puniti per questo in futuro.

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