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E se Veronica Panarello fosse innocente?

Accusata di aver ucciso suo figlio, Veronica Panarello non ha preso parte ai funerali di Loris: e se, invece, fosse totalmente innocente? Chi la ripagherà del fatto che non ha potuto salutare, per l’ultima volta, il piccolo che lei stessa ha messo al mondo? Un peso che, probabilmente, si porterà per tutta la vita…
A cura di Fabio Giuffrida
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Ai funerali del piccolo Loris mancava solo lei, Veronica Panarello, madre del bimbo di 8 anni strangolato e poi gettato in un canalone a Santa Croce Camerina. Una madre distrutta, "impaurita e infreddolita su una branda del carcere" come l'ha descritta ai nostri microfoni il deputato Andrea Vecchio (Scelta Civica), una madre che da più di 10 giorni vive in una cella, isolata da tutti, anche dal marito che non ha più incontrato. Una donna che si sente sola e abbandonata, che continua a gridare la sua innocenza e che è stanca di non essere creduta dai giudici. L'accusa è pesantissima: omicidio volontario aggravato dal legame di parentela e dalla crudeltà. Le viene contestato persino l'occultamento di cadavere. Tutte accuse scaturite da gravi indizi di colpevolezza, mancando di fatto una prova schiacciante: la signora Panarello, quindi, rimane innocente e bisogna attendere che si concluda il processo, fino al terzo grado di giudizio, con sentenza passata in giudicato, per poterla dichiarare colpevole. Troppo facile gridare, adesso, all'assassina, troppo facile sbattere un "mostro" in prima pagina per vendere più copie, per alzare l'audience o per ottenere più clic. Troppo facile dare un giudizio sommario su fatti che ancora non sono stati chiariti alla luce di alcune contraddizioni che restano difficili da spiegare (perché la donna avrebbe mentito sul percorso fatto la mattina del 29 Novembre?) e ai quali gli inquirenti lavorano da settimane per far luce su una vicenda tragica che ha scosso l'Italia. Santa Croce Camerina ha sete di verità e giustizia, non cerca "un" colpevole ma "il" colpevole dell'omicidio del piccolo Loris, un'anima innocente e ingenua.

Troppo facile sbattere un "mostro" in prima pagina

Da condannare gli insulti e gli epiteti (che questo giornale non ha mai ripreso e che non intende farlo nemmeno in questa sede, ndr) rivolti alla signora Panarello all'uscita dalla Questura di Ragusa e soprattutto all'arrivo al carcere di Piazza Lanza a Catania. Rispetto della dignità della persona, prima di tutto. Quale giudice ha stabilito che è stata lei ad uccidere il piccolo Loris? A cosa serve questa "scarica di violenza" nei confronti di una persona che ancora aspetta di essere giudicata e che, tra l'altro, si dichiara innocente? E ancora: qualora fosse stata lei, gli insulti rivolti alla donna a cosa sarebbero serviti? Cosa avrebbero risolto? Tra l'altro, qualora fosse stata lei l'assassina del piccolo Loris, avrebbe la necessità di intraprendere un percorso di riabilitazione, di reinserimento nella società, mettendola davanti all'evidenza e provando a supportarla soprattutto dal punto di vista psicologico con l'aiuto di medici e personale qualificato, non di certo con gli insulti o con gli ospiti dei talk show televisivi sempre pronti a gridare "assassina, assassina". Popolo e media hanno già sentenziato da tempo ma un dubbio sorge spontaneo: se si dovesse scoprire che Veronica Panarello sia davvero innocente, di chi sarà la responsabilità del fatto che la donna non ha potuto presenziare ai funerali del figlio? Un peso che si porterà per tutta la vita, un'angoscia che probabilmente non l'abbandonerà mai più. Così come le immagini di Davide Stival che, da solo, in lacrime, ha dato l'ultimo saluto al figlio: con lui non c'era la moglie, la donna che, con un atto d'amore, ha messo al mondo il piccolo Loris e sul quale adesso anche lui potrebbe iniziare a nutrire dubbi. "Come si può uccidere un bambino? Solo un folle può compiere un tale gesto. Un bambino non può morire perché un altro essere umano si è arrogato il diritto inesistente di togliergli la vita" ha detto il vescovo di Ragusa, Paolo Urso.

Un circo mediatico che ha ucciso due volte il piccolo Loris

I media, poi, si sono concentrati su due fatti di dubbia rilevanza che hanno conquistato le prime pagine dei giornali: il cuore di fiori della madre che non è stato portato in chiesa e l'intervista "scandalo" di una giornalista di "Pomeriggio Cinque" al cacciatore Fidone. Nel primo caso qualcuno ha avanzato l'ipotesi che il padre, Davide Stival, non tenendo conto dell'omaggio di sua moglie al piccolo Loris, abbia voluto sottolineare il suo distacco dalla Panarello; nel secondo caso si è montato uno scandalo che proprio nelle ultime ore (finalmente) è stato chiarito dai diretti interessati, trasformando un delicatissimo fatto di cronaca in un'imbarazzante e fuori luogo pillola di gossip. Nessuno, però, si è accorto che c'è un'indagine in corso e che è morto un bimbo di 8 anni, vittima non solo del suo assassino ma anche di un "circo mediatico" che non si è fatto alcun problema ad entrare nel condominio della famiglia, ad intervistare i coniugi Stival, a scrivere persino il nome del fratellino del piccolo Loris. Troppo facile, infine, etichettare Santa Croce Camerina come un paese omertoso: se il piccolo – come emergere dalle indagini – non è mai arrivato a scuola, cosa avrebbero dovuto riferire gli abitanti agli inquirenti? Non è che forse continua ad essere di moda lo stereotipo di una Sicilia del "non vedo, non sento, non parlo", di una Sicilia ancora ai tempi della pietra, di una Sicilia dalla cultura mafiosa?

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