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E se potessimo cancellare i brutti ricordi?

La scoperta di un ormone della crescita legato al meccanismo di consolidamento della memoria a lungo termine, potrebbe aiutare, in un futuro non tanto lontano, a risolvere le patologie legate alla memoria.
A cura di Nadia Vitali
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Cosa di tutto quello che teniamo a mente è fondamentale? Sarebbe forse possibile eliminare i dati che vengono registrati dalla nostra memoria a lungo termine non "desiderati", come ad esempio i traumi, onde creare dello spazio che accolga ricordi più gradevoli, proprio come se il nostro cervello fosse l'hard disk di un computer? E ancora, il medesimo processo, potrebbe essere applicato al contrario, consentendo ai ricordi di permanere nella memoria a lungo termine, quando gli anni avanzano ed iniziamo a dimenticare?

A quanto pare, per incredibile che possa sembrare, recenti scoperte stanno aprendo un varco in questa direzione, grazie ad un ormone della crescita prodotto dal corpo umano che incrementa proprio la persistenza della memoria a lungo termine aumentando i meccanismi sinaptici del cervello. Il nome dell'ormone in questione è IGF-II e il suo gene è collocato sul cromosoma numero 11.

La ricerca ha analizzato gli effetti dell'ormone sulla memoria dei ratti ed è stata condotta da un team di neuroscienziati della Mount Sinai School of Medicine di New York guidato dall'italiana "cervello in fuga" Cristina Alberini, in questi giorni a Venezia al convegno The future of Science. La scoperta di tale "meccanismo" alla base della memoria potrebbe avere degli sviluppi importantissimi, per la cura di patologie di vario tipo.

Infatti, farmaci che sfruttano le proprietà dell'ormone, potrebbero aiutare sia a cancellare ricordi sgradevoli, intervenendo in situazioni di traumi persistenti, sia a rafforzare la memoria, messa a rischio da malattie come l'Alzheimer. Certamente la scoperta è recente e, quindi, bisognerà aspettare per vedere i risultati, né gli studi su IGF-II possono dirsi ultimati: tuttavia, con i progressi che la scienza medica fa al giorno d'oggi, non risulta tanto difficile immaginare un futuro in cui anche i farmaci, e non solo l'esercizio, possano intervenire sulle nostre memorie.

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