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È o non è un Caravaggio? Il mistero de “I Santi Quattro Coronati”, in mostra a Roma

La misteriosa tela sarà in mostra fino all’8 maggio presso la Galleria Spada di Roma: un’esposizione che riapre i numerosi interrogativi circa l’attribuzione, incerta, al Caravaggio.
A cura di Federica D'Alfonso
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"Santi Quattro Coronati", a Palazzo Spada
"Santi Quattro Coronati", a Palazzo Spada

Dal 2 dicembre scorso la Galleria Spada di Roma ospita un'interessante esposizione dedicata a Caravaggio. Nell'ambito della più ampia iniziativa “Ospiti della Spada”, è giunto dal Museo di Roma il dipinto “Santi Quattro Coronati”, risalente agli inizi del XVII secolo e realizzato su commissione della Compagnia dei Marmorari. Oltre ad essere un'opera di indubbio fascino, la tela porta con sé da tempo una domanda, indagata e riproposta più volte nel corso della storia: è o non è un dipinto del Caravaggio?

La mostra resterà aperta nelle sale della Galleria Spada fino all'8 maggio 2016, e rappresenta una tappa fondamentale del progetto “Ospiti della Spada”, inaugurato la scorsa estate con lo scopo di portare all'interno del museo, attraverso selezionate politiche di prestito e mirati accordi di partenariato, alcuni capolavori provenienti da importanti sedi museali italiane e straniere.

In questo caso, i “Santi Quattro Coronati” provengono dal Museo di Roma in Palazzo Braschi, ma appartenevano al complesso della ormai distrutta chiesa romana di Sant'Andrea in Vincis. L'opera prende il posto abitualmente occupato dal "David con la testa di Golia" di Orazio Gentileschi, in prestito presso la mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi di Palazzo Braschi.

Il dibattito sull'attribuzione

Questo suggestivo dipinto raffigura i Santi nel momento che precede il martirio, con un pathos fuori dal comune. La tela è da molto tempo oggetto di un complesso dibattito critico, ma che muove intorno ad un unica fondamentale domanda: è possibile attribuirlo a Caravaggio? L'esposizione, in questo senso, mira a raccogliere l'eredità di questa querelle, istituendo un vero e proprio dialogo fra l'opera e le importanti pitture caravaggesche italiane e straniere conservate nelle sale della Galleria Spada.

Per molto tempo, a causa di un'iscrizione apocrifa presente in basso a sinistra, è stata creduta dipinta da Caravaggio: soprattutto nel Settecento, questa era la teoria più diffusa. Ma recenti studi hanno ipotizzato che la mano dietro al dipinto possa essere quella di Antonio Galli, detto lo Spadarino: sia considerando alcuni elementi stilistici, sia perché la datazione più probabile si aggira fra 1626 e il 1627, date in cui Caravaggio era già morto. Grazie alla mostra, sarà possibile, tra le altre cose, l'accostamento diretto proprio con un'opera del Galli, conservata nella Galleria, confrontando e andando così a riaprire un'interessante confronto che da molti anni affascina gli studiosi.

Palazzo Spada e il “gioco” del Borromini

L'illusione prospettica di Borromini, a Palazzo Spada
L'illusione prospettica di Borromini, a Palazzo Spada

La Galleria, situata nell'omonimo Palazzo, ospita la collezione privata del cardinale Bernardino Spada: dipinti, sculture antiche, arredi e mobili d'epoca si alternano nelle varie sale, nelle quali è possibile ammirare capolavori come la “Santa Cecilia” e la “Madonna col Bambino” di Artemisia Gentileschi, il “Paesaggio con mulini a vento” di Pieter Bruegel il Vecchio e il Busto del Laocoonte del Bernini, solo per citarne alcuni.

Ma il Palazzo è soprattutto famoso per una piccola chicca contenuta al suo interno: passeggiando nel giardino segreto è possibile ammirare “la finta prospettiva” del Borromini. Si tratta di una colonnata lunga circa otto metri, ma che grazie ad un artificio prospettico sembra essere lunga 35 metri. Questo curioso capolavoro barocco fu realizzato nel 1635 da Borromini, proprio per il cardinale Bernardino Spada, appassionato di giochi prospettici e architettura.

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