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E’ morto nel 2006, ma l’Inps pretende il pagamento dei contributi del 2011

L’uomo, 65 anni, svolgeva l’attività di consulente assicurativo ed è scomparso otto anni fa per un arresto cardiaco. Entro trenta giorni deve pagare la cifra di 7.400 euro (3.900 per i contributi 2011, il resto come sanzione per il ritardo).
A cura di Biagio Chiariello
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Nel 2006 era morto a 65 anni per un arresto cardiaco. Ma l'Inps ora pretende i contributi previdenziali per l'anno 2011, cinque anni dopo il decesso. La famiglia dell’uomo si è infatti vista arrivare la richiesta di pagamento intestato al congiunto e non hanno potuto far altro che rivolgersi ad un legale, per poi diffidare l'Ente previdenziale. L’avviso è arrivato Venerdì casa della famiglia del 65enne, che svolgeva l'attività di consulente assicurativo, un avviso dell'Inps: da pagare, entro trenta giorni, la cifra di 7.400 euro (3.900 per i contributi 2011, il resto come sanzione per il ritardo), altrimenti sarebbe arrivata la cartella esattoriale già esecutiva. “La vicenda ha destato ansia nella moglie del defunto che ha prima tentato di contattare telefonicamente l'Inps e poi, venendo rimbalzata da un numero all'altro, ha deciso di rivolgersi a me per la tutela legale”, spiega l'avvocato D'Andrea che si occupa della vicenda. Il legale ha quindi deciso di inviare una diffida al direttore reggiano dell'Inps per la “profonda sofferenza, preoccupazione e disagio” che la vicenda ha destato nei familiari dell’uomo. Secondo il difensore, inoltre, la richiesta infondata di contributi previdenziali “ha violato i principi di correttezza e buona fede, che sono immanenti in tutti rapporti di diritto pubblico, vincolando la pubblica amministrazione a rispettare l'affidamento e l'attendibilità delle sue dichiarazioni”.

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