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È morto Carlo Azeglio Ciampi

È morto all’età di 95 anni l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. I funerali si terranno lunedì.
A cura di Redazione
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Si è spento questa mattina l'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Era ricoverato da qualche giorno nella clinica Pio XI di Roma , dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute. Da tempo era affetto dal morbo di Parkinson. Ciampi, che avrebbe compiuto 96 anni a dicembre, vantava una lunghissima carriera politica e al servizio delle istituzioni. È stato Governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, per poi diventare il primo Presidente del Consiglio non di provenienza parlamentare nella storia della Repubblica (1993) e poi Presidente della Repubblica (il decimo Capo di stato italiano, in carica dal 1999 al 2006). Ha ricoperto più volte il ruolo di ministro: del Tesoro nell’esecutivo guidato da Prodi, del Bilancio nel Prodi II e della Programmazione Economica (Bilancio e Tesoro) in quello guidato da Massimo D’Alema.

La presidenza del Consiglio ha stabilito che lunedì 19 settembre sarà una giornata di lutto nazionale per la morte del presidente emerito della Repubblica. Nella stessa giornata si svolgeranno i funerali dell'ex Capo dello Stato e si esporranno a mezz'asta le bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell'intero territorio italiano.

La Resistenza, la Banca d'Italia e la politica

Era nato a Livorno nel 1920. Si era laureato nel 1941 in Lettere alla normale di Pisa. Due anni dopo, alla firma dell'armistizio dell'8 settembre,  ha rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò e si è rifugiato in Abruzzo, a Scanno. Il 24 marzo 1944, assieme a un gruppo di circa 60 partigiani, partì da Sulmona e si mise in marcia per raggiungere gli Alleati, attraversando il massiccio della Majella. Si arruolò nel rifondato esercito italiano e si iscrisse al Partito d'azione. Fu l'unico partito di cui abbia mai fatto parte nel corso della sua vita.

Neel 1946, a ventisei anni, si è laureato in Giurisprudenza sempre all'ateneo di Pisa. Nello stesso anno ha sposato Franca Pilla, ed è stato assunto alla Banca d'Italia, dove ha inizialmente prestato servizio presso alcune filiali, svolgendo attività amministrativa e di ispezione ad aziende di credito. Nel 1960 è stato chiamato all’amministrazione centrale al Servizio Studi, di cui ha assunto la direzione nel luglio 1970. È stato segretario generale della Banca d’Italia nel 1973, poi vicedirettore generale nel 1976, direttore generale nel 1978, e nell’ottobre 1979 è stato nominato Governatore della Banca d’Italia e presidente dell’Ufficio Italiano Cambi.

Dall’aprile 1993 al maggio 1994 è stato Presidente del Consiglio in un governo tecnico. Dal 1996 all’ottobre 1998 è stato ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, nel governo Prodi, e poi dall'ottobre 1998 al maggio 1999 con il governo D'Alema. A lui si deve un contributo determinante al raggiungimento dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht, permettendo così la partecipazione dell’Italia all'Euro sin dall'inizio.

L'elezione alla Presidenza della Repubblica

La sua elezione alla Presidenza della Repubblica 13 maggio del 1999, in un momento particolarmente delicato della vita politica del Paese, avvenne alla prima votazione e con un ampio consenso parlamentare. Consenso che Ciampi seppe conquistarsi e conservare anche fra i cittadini italiani, che lo hanno sempre tenuto in altissima considerazione, anche dopo la fine del suo mandato al Quirinale.

Quando gli fu proposto un altro settennato, Ciampi rifiutò: "Non ritengo data l'età avanzata di poter contare sulle energie necessarie all'adempimento, per il lungo arco di tempo previsto, di tutte le gravose funzioni proprie del Capo dello Stato. A ciò si aggiunge una considerazione di carattere oggettivo, che ho maturato nel corso del mandato presidenziale: nessuno dei precedenti nove Presidenti della Repubblica è stato rieletto. Ritengo che questa sia divenuta una consuetudine significativa. E' bene non infrangerla. A mio avviso, il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato".

L'ultimo discorso: "Siate orgogliosi di essere italiani"

"L'essere chiamato a rappresentare l'Italia, a essere garante della sua Costituzione, l'ho vissuto non solo come un altissimo mandato, ma soprattutto come un dovere, una missione. Per questo ho voluto abitare, con mia moglie, sin dal primo giorno, nel Quirinale: da sette anni è la mia casa, la casa del presidente della Repubblica, la casa degli italiani", aveva detto agli italiani il 31 dicembre 2005, durante il suo ultimo messaggio di fine anno. "Quello che mi ha sorretto, e che ho cercato di trasmettervi, è l'orgoglio di essere italiani".

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