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È morta Nadine Gordimer: ritratto della grande scrittrice che combatté l’Apartheid

Si è spenta all’età di 90 anni Nadine Gordimer: voce importante della letteratura del Novecento, scrittrice sudaficana che ha votato il suo talento alla lotta per l’uguaglianza. Ripercorriamo la sua carriera e la sua vita. Nel 1991 aveva ottenuto il premio Nobel.
A cura di Luca Marangolo
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Nadine Gordimer è uno dei nomi più importanti della letteratura moderna, con una produzione  vasta, colta e di grande impatto culturale e sociale. Per tutta la vita l'autrice sudafricana ha scritto libri che uniscono grandi capacità stilistiche e un senso spiccatamente epico del racconto.

Originaria di una piccola città mineraria vicina a Joannesburg,  la sua attività è stata fortemente segnata dall'impegno e dalla lotta contro l’Apartheid; pochi sanno, però, che iniziò a pubblicare storie per bambini a partire dalla fine degli anni ‘30:  titoli come “The Quest of seen Gold” o “Come again Tomorrow”, meno esemplificativi del suo stile e della sua poetica, sono fra i primi importanti esperimenti, raccolti poi in un unico libro nel ’49 (intitolato Face to Face), e che portarono  alla stesura del suo primo romanzo nel 1953: The Lying Days  (I giorni della menzogna, Feltrinelli).

Le doti narrative e stilistiche della Gordimer risaltano fin da questo esordio: la capacità di raccontare la crescita e la consapevolezza culturale e politica in senso lato della figlia di due bianchi della middle class sudafricana: si tratta di un romanzo sostenuto tutto dalla capacità di immergere il lettore in modo profondo nel contesto in cui la vicenda è narrata, con un attenzione particolare alla lettura e allo scavo introspettivo dei personaggi, l’esplorazione profonda dei rapporti umani, letti sullo sfondo della condizione di  socio-culturale che più ha interessato i lavori narrativi della Gordimer. Tratti fondamentali della miglior tradizione del romanzo, dunque: contesto sociale e studio psicologico, ma anche fermezza stilistica e, in generale, solidità formale.

L’argomento del razzismo è affrontato in modo ancor più diretto nei lavori successivi:  Occasion for Loving (Occasione d’amore, Feltrinelli) esplora la relazione fra un’altra figura della classe media afro americana, Hanna, di pelle bianca, e Gideon, un artista nero. La storia, che narra dell’innamoramento di lei, già sposata, per lui, fu pubblicata nel 1963: proprio in pieno Apartheid, quando ogni rapporto d’amore interraziale era criminalizzato.

L’impegno attivo della scrittrice diviene più concreto durante il processo intentato dal governo (1962) all’ex presidente sudafricano Nelson Mandela. Secondo varie ricostruzioni, la Gordimer ha contribuito alla stesura del celebre discorso pronunciato al processo da Mandela, dal titolo I am Prepared to die (Sono pronto a morire): il discorso in cui Mandela riassumeva la storia del movimento di sabotaggio e di disobbedienza civile (l’ANC) contro le politiche dell’Apartheid. Si tratta di un discorso di grande raffinatezza retorica, in cui è visibile la mano della grande scrittrice, ma è al contempo di grande impatto emotivo, oltre ad essere estremamente lucido e analitico nel descrivere la rete di relazioni nazionali e internazionali che hanno favorito le politiche discriminatorie e determinato la loro opposizione.

La carriera della Gordimer è stata prolifica e piena di successi:  quello che forse è il suo romanzo  di maggior risonanza, July’s people (Luglio, Rizzoli))e, è l’apice dell’indagine della Gordimer sul senso medio borghese dei rapporti sociali e interraziali. Si ratta di un ritratto familiare: la storia degli Smales, costretti da un’immaginaria rivoluzione sanguinaria dei neri sudafricani a cercare rifugio nel villaggio di una loro governante, July. Il romanzo è una vera e propria indagine culturale in cui il vissuto dei personaggi è esplorato con grande sensibilità e portato alla luce creando forti effetti di straniamento, mettendo in luce le difficoltà comunicative di due civiltà così diverse: i bianchi discendenti dei coloni sudafricani, di cultura liberale, e i neri ancora radicati nella loro cultura di origine.

La vittoria del Premio Nobel, nel 1991, ha portato la Gordimer verso lo status di vero e proprio classico letterario, e la sua morte, avvenuta all’età di novant’anni, chiude una fondamentale vicenda della letteratura del secondo Novecento.

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