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Opinioni

È giusto rendere noti i nomi dei debitori delle banche “salvate” coi soldi pubblici?

Si è molto discusso sulla possibilità che siano resi noti i nomi dei debitori insolventi nei confronti della banche “salvate” grazie all’aumento del debito pubblico italiano. La proposta trova d’accordo l’Abi, parte della maggioranza di Governo e i principali partiti dell’opposizione. Ma è fattibile? Ed è equa?
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Nella giornata di mercoledì il Senato ha approvato la richiesta d’urgenza sull'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul dissesto finanziario del sistema bancario italiano. Inizialmente la richiesta di una Commissione d’inchiesta (targata M5s) era limitata al caso Monte dei Paschi di Siena, ma i recenti sviluppi hanno convinto i parlamentari di maggioranza e opposizione a estenderla a tutti gli altri ddl in materia di inchiesta sul sistema bancario.

L’accelerazione di queste ultime settimane è stata inevitabilmente determinata dall’attenzione dell’opinione pubblica verso gli ultimi provvedimenti presi dal Governo in materia di salvaguardia del sistema bancario. In particolare, oggetto di polemiche e contestazioni è l’aumento fino a 20 miliardi di euro del debito pubblico italiano operato in modo da liberare risorse che serviranno a finanziare eventuali interventi straordinari per salvare alcuni istituti di credito. Come vi abbiamo spiegato qui, si tratta di un “sostegno precauzionale” ad alcuni istituti di credito per i quali si potrebbero “evidenziare dei casi di carenza di capitale in scenario avverso”; il Governo deve trovarsi nelle condizioni di “adottare una serie di provvedimenti che servirebbero, nel caso di una sopraggiunta crisi, a “tutelare il risparmio, preservare la stabilità economico – finanziaria del Paese, rafforzare il patrimonio del sistema bancario e assicurare la protezione del risparmio”.

L’ipotesi di “salvare le banche coi soldi pubblici” non è stata accolta in maniera proprio favorevole dall’opinione pubblica, per usare un eufemismo. Tanto che è montata una strana polemica sulle “responsabilità” dei debitori insolventi, ovvero su chi ha chiesto e ottenuto grossi finanziamenti dalle banche ora in crisi, senza restituire le somme ricevute. A dare il là era stato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, con una intervista al Mattino: “Io chiedo a titolo personale che vengano resi noti i primi cento debitori insolventi delle banche che sono state salvate. E per farlo, penso al varo di una norma di legge sia per le banche risolute sia per quelle preventivamente salvate dallo Stato”. Una proposta che era stata apprezzata dal sottosegretario all’Economia Baretta, che aveva parlato di “un bel segnale di moralizzazione che va raccolto e approfondito”. Sulla stessa falsariga il Codacons, che ha presentato una istanza di accesso a Bankitalia e Mise asserendo che “è diritto dei risparmiatori traditi conoscere l’identità dei debitori insolventi, anche ai fini di possibili azioni della magistratura” e anticipando che “una volta ottenuti i nomi dei debitori, sarà nostra cura renderli pubblici e valutare le dovute azioni legali da intraprendere a tutela dei piccoli investitori danneggiati”.

Ma è possibile rendere noti i nomi dei debitori insolventi in nome della trasparenza? A rispondere è il garante per la privacy Antonello Soro:

“In relazione alle dichiarazioni del Presidente dell'Abi, che auspica la pubblicazione dei nomi dei "debitori colpevoli", va anzitutto precisato che la maggior parte di essi, in quanto presumibilmente persone giuridiche, non gode più dal 2011 di alcuna tutela, almeno sotto il profilo privacy. Diverso è il caso – ragionevolmente residuale – che a ricevere quei prestiti siano state persone fisiche. In proposito la legge – in primo luogo attraverso il segreto bancario – tutela la legittima aspettativa di riservatezza, che ciascuno deve poter avere nel momento in cui richiede ed ottiene un prestito”.

Dunque, in sostanza, a legislazione vigente sarebbe possibile diffondere i nomi delle società e delle aziende che hanno ricevuto prestiti e non hanno restituito la somma (o parte di essa) ma non quelli dei privati cittadini.

Per ovviare a questo divieto sarebbe possibile ricorrere a un intervento legislativo, che modifichi le norme attualmente vigenti, ma, avverte Soro, “un'eventuale modifica legislativa non dovrebbe comunque contrastare con la disciplina europea a tutela della riservatezza e dovrebbe circoscrivere adeguatamente l'eccezionalità dei presupposti per determinare la deroga”.

Il problema è che questa specie di caccia alle streghe, per quanto “consolatoria” e appagante per l’opinione pubblica, potrebbe tradursi nella perdita della garanzia della riservatezza di cui ogni cittadino che si rivolge a una banca per avere un prestito deve godere. Ma c’è di più, come nota Famularo sul Fatto:

Cosa viene fuori se tiriamo fuori i più grandi debitori insolventi di una banca? In primo luogo è probabile che si tratti di imprese perché raramente i finanziamenti di grande importo sono concessi a persone fisiche. Inoltre è probabile che grandi imprese insolventi siano da tempo soggette a procedure concorsuali o di crisi aziendale e dunque che le informazioni sul loro dissesto siano di fatto pubblicamente disponibili. Last but not least, è probabile che i finanziamenti più rilevanti siano stati concessi in pool con altri istituti, dunque quando alcuni dei top debitori insolventi sono condivisi tra più istituti complicando l’analisi delle responsabilità in sede di erogazione.

Tanto è vero che proprio Il Sole24Ore rende nota la lista delle "persone giuridiche" coinvolte nel disastro Monte dei Paschi, per esempio. Intendiamoci, non si tratta di difendere affatto speculatori, affaristi e imprenditori senza capitali che hanno lucrato sulle spalle di un sistema marcio, ma di mettere questioni serie sul tappeto senza generalizzazioni o risposte banali a problemi complessi. E, soprattutto, di andare al cuore del problema, individuando le vere responsabilità.

Il rischio è, insomma, che la presunta operazione trasparenza si trasformi invece in un enorme elemento di distrazione di massa, che pregiudichi persino l’individuazione delle vere responsabilità. Scrive sempre Famularo: “È più importante sapere chi i soldi li ha ricevuti oppure identificare chi ha preso le decisioni di erogare i finanziamenti?”. E, in definitiva, è questo il vero nocciolo della questione: individuare i responsabili e i meccanismi che hanno determinato tali situazioni, interrogarsi sulla causa più che sull’effetto, insomma.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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