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Dresda, bombe davanti centro congressi e moschea: “Attacco xenofobo”

Due esplosioni si sono verificate la scorsa notte nei pressi di una moschea e di un centro congressi a Dresda, in Germania. “Nonostante non ci siano state rivendicazioni, presumiamo che si possa trattare di un attacco xenofobo”, ha dichiarato il capo della polizia locale.
A cura di Susanna Picone
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Nella tarda serata di ieri due ordigni sono esplosi davanti a una moschea e un centro internazionale congressi a Dresda, capitale del Land della Sassonia, in Germania. Lo ha comunicato la polizia, che ha affermato anche che le esplosioni non hanno provocato vittime. Secondo i primi rilievi della polizia si è trattato di ordigni artigianali. I media locali hanno precisato che la polizia ha ritrovato resti di un ordigno nella moschea e che al momento della detonazione – la prima bomba è esplosa alle 21.53 –  l'imam e la sua famiglia si trovavano nell'edificio. La deflagrazione ha danneggiato la porta di ingresso della moschea. Circa trenta minuti dopo, alle 22.19, è avvenuta la seconda esplosione davanti al centro congressi, che ha spinto la polizia a evacuare il bar di un hotel adiacente.

La porta della moschea danneggiata.
La porta della moschea danneggiata.

Secondo la polizia il movente è presumibilmente xenofobo – “Anche se non abbiamo una confessione scritta, dobbiamo concludere che ci sia la xenofobia a fare da movente”, ha detto il capo della polizia Horst Kretschmar. Il responsabile ha aggiunto che la polizia ritiene anche che l’attacco di questa notte possa avere un legame con la festa dell’unità tedesca. Quest'anno, le celebrazioni per l'unificazione verranno festeggiate a Dresda nel fine settimana con le massime autorità dello Stato. In città il livello di allerta è stato alzato e sono state rafforzate le misure di protezione delle moschee.

La moschea già imbrattata in passato con scritte razziste – Secondo quanto riferisce il sito del quotidiano “Saechsische Zeitung”, la moschea colpita dall'attentato fa parte della comunità islamica turca “Ditib” e in passato era stata imbrattata con scritte “razziste”. Il quotidiano precisa anche che la moschea si chiama “Fatih”, nome che deriva dall'imperatore ottomano Fatih Sultan Mehmed “il Conquistatore”. L'edificio ha l'aspetto di una modesta abitazione e la porta danneggiata non ha insegne. Un cartello bianco e rosso del “Ditib” è visibile in un angolo della struttura. Ibrahim Turan, un figlio dell'imam, ha riferito di aver sentito “che veniva lanciato qualcosa. Ho guardato dalla finestra: erano tre buste di carta. C'è stato un botto e poi il fuoco”. “Abbiamo paura che attacchino ancora”, ha detto ancora a Radio Dresden.

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