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Draghi promuove il Jobs Act: “Ha prodotto occupazione”

Il governatore della Banca Centrale Europea ha sottolineato che la riforma promossa dall’Italia nel 2015 avrebbe contribuito ad aumentare l’occupazione e il dinamismo del mercato del lavoro.
A cura di Charlotte Matteini
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Draghi  bce tassi

Il governatore della Banca Centrale Europea ha promosso la riforma del lavoro approvata dall'Esecutivo Renzi lo scorso anno sostenendo abbia dato risultati positivi. "Ci sono stati diversi esempi di riforme riuscite nei paesi dell’area dell’euro, che hanno verosimilmente contribuito a una crescita dell’occupazione superiore al previsto data la relazione storica della stessa con il pil", ha commentato Draghi.  Secondo l'ultimo bollettino diramato dalla Bce, i due Paesi europei che hanno registrato la maggior crescita di prodotto interno lordo e occupazione dall'inizio della ripresa economica sono stati Germania e Spagna, ovvero i Paesi che hanno attuato le riforme più ampie del mercato del lavoro. Secondo Draghi, dunque, la riforma varata dall'Italia nel 2015 avrebbe contribuito al rinnovato dinamismo dell'occupazione negli ultimi trimestri e questi risultati "potrebbero incoraggiare le altre economie dell’area ad attuare ulteriori riforme".

La crescita economica nell'eurozona prosegue intanto a ritmo moderato e costante ma con rischi al ribasso. Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro indicano un incremento annuo del pil in termini reali dell’1,7% nel 2016, dell’1,6 nel 2017 e dell’1,6 nel 2018. "Nel complesso, sebbene l’evidenza emersa finora suggerisca la tenuta dell’economia dell’area alla persistente incertezza economica e politica su scala globale, lo scenario di base resta soggetto a rischi al ribasso", sottolinea la Bce.

Secondo la Banca centrale "occorre compiere ulteriori sforzi di risanamento, soprattutto nei paesi con debito pubblico elevato in relazione al pil" e questi paesi devono inoltre "imprimere all'incidenza del debito una solida dinamica discendente, giacché sono particolarmente vulnerabili a un aumento dell'instabilità nei mercati finanziari o a una risalita dei tassi di interesse. I paesi dell'area dell'euro con margine di intervento sui conti pubblici, invece, dovrebbero ricorrere a questo spazio di manovra, ad esempio attraverso l'espansione degli investimenti pubblici, mentre ciascun paese si dovrebbe impegnare a conseguire una composizione di finanza pubblica più favorevole alla crescita", prosegue il rapporto di settembre.

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