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Draghi : “I giovani non vogliono vivere di sussidi, i governi devono ascoltarli”

Il presidente della Bce crede che i governi nazionali debbano attuare misure concrete per i giovani: “Non vogliono vivere con i sussidi”, afferma Mario Draghi, ricordando che la disoccupazione giovanile è scesa al 19% nel 2016. Scarsa invece la formazione professionale in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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Il problema della disoccupazione giovanile va affrontato prima di tutto dai singoli governi che devono garantire un futuro sereno ai propri giovani, ascoltando le loro richieste e dando loro opportunità concrete, soprattutto in ambito lavorativo. Questa è la tesi del presidente della Bce Mario Draghi che in un intervento al Trinity College di Dublino ha anche illustrato un quadro non del tutto rassicurante visto che la disoccupazione giovanile, pur essendo scesa intorno al 19% nel 2016, rimane ancora di circa 4 punti percentuale più alta rispetto a quella registrata all'inizio della crisi nel 2007. Draghi ha concluso il suo intervento con la sollecitazione ai giovani nel rimanere sempre curiosi e aperti a nuove opportunità. "Non perdete mai il vostro coraggio", ha aggiunto.

I giovani non vogliono vivere di sussidi

Partendo da una considerazione di base, ossia che “i governi sanno come rispondere alle richieste dei giovani e come creare un ambiente in cui le loro speranze possano avere una opportunità”, il presidente della Bce ha poi aggiunto che “i giovani non vogliono vivere con i sussidi. Vogliono lavorare ed allargare le proprie opportunità”. Draghi ha quindi esortato le istituzioni ricordando che in gioco c'è il "futuro dei loro Paesi, della loro democrazia". 

Per Draghi la disoccupazione è un tema prioritario che bisogna affrontare con determinazione sottolineando che i giovani purtroppo sono la parte della popolazione più delusa: “Abbiamo visto come in molti paesi il peso della crisi è caduto in maniera sproporzionata sulle spalle dei giovani il che ha lasciato un'eredità di speranze deluse, rabbia e in definitiva sfiducia nei valori della nostra società e nell'identità della nostra democrazia”.

Draghi nel suo intervento ha poi aggiunto che “alcuni sostengono che una più equa distribuzione di reddito e ricchezza sia la risposta giusta per riportare entro il patto sociale quelli che hanno perso la battaglia della globalizzazione. Ma questo non può essere abbastanza per i giovani che sono il futuro delle nostre democrazie”.

I dati sulla disoccupazione in Italia

A luglio 2017 i dati Istat sull'occupazione non dipingevano un quadro roseo in Italia. Tre i campanelli di allarme evidenziati: calo degli occupati, aumento del tasso di disoccupazione generale e sempre più giovani senza lavoro. A fine luglio invece, sempre stando ai dati Istat, il trend tendeva a essere più positivo. Infatti a giugno il numero degli occupati cresceva dello 0,1% rispetto a maggio (+23 mila), recuperando parzialmente il calo registrato nel mese precedente (-53 mila). Inoltre il tasso di occupazione generale era al 57,8%, in lieve aumento rispetto al mese precedente, mentre il tasso di disoccupazione scendeva all’11,1%, con un calo di 0,2 punti percentuali. In miglioramento la situazione anche per quanto riguardava i giovani con un calo della disoccupazione al 35,4%, migliorando di 1,1 punti percentuali rispetto al mese precedente. E a trainare il trend generale era il settore femminile. A conferma di ciò anche i dati di agosto. Infine dall'indagine sul mercato di lavoro del secondo trimestre 2017 emergeva l'aumento degli occupati e un calo della disoccupazione all'11,2%. Nel secondo trimestre del 2017 la crescita era dello 0,3% con 78 mila occupati in più. E inoltre tra il secondo trimestre del 2017 e lo stesso periodo dell'anno precedente c'era una crescita di 53mila occupati in più.

I dati diffusi alla conferenza di Dublino

Il presidente della Bce ha poi spiegato che "il Pil dell'Eurozona è in crescita da 17 trimestri consecutivi, creando nel complesso oltre 6 milioni di posti di lavoro". "dal picco del 24% nel 2013, la disoccupazione giovanile è scesa intorno al 19% nel 2016 ma è ancora di circa 4 punti percentuali più alta rispetto all'inizio della crisi nel 2007". Draghi ha poi aggiunto che "nel 2016 circa il 17% dei giovani tra i 20 e i 24 anni non studia, non lavora e non fa formazione".

La formazione è stata un'altra tematica approfondita durante l'incontro. Un campanello d'allarme in Europa è infatti anche la scarsa formazione degli studenti. Indietro da questo punto di vista risultano Paesi come Italia, Spagna, Grecia e Portogallo dove "la segmentazione del mercato del lavoro e la scarsa formazione professionale sono anche tra i motivi principali del persistente alto livello di disoccupazione giovanile"; più avanti invece Germania e Austria perché "hanno messo in campo misure più mirate".

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