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Dopo l’attentato di Istanbul, la Turchia bombarda l’Isis: “Uccisi 200 jihadisti”

Lo annuncia il premier turco Davutoglu, affermando che “l’artiglieria turca ha colpito 500 postazioni dell’Isis in Iraq e Siria”. Nel frattempo salgono a sette gli arresti per la strage di martedì nel cuore della metropoli turca.
A cura di Biagio Chiariello
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La Turchia sostiene di aver ucciso quasi 200 combattenti Isis in una serie di attacchi perpetrati come forma di rappresaglia dopo l'attentato suicida nel cuore di Istanbul che martedì ha fatto 10 morti e numerosi feriti. E’ stato il premier Ahmet Davutoglu, citato dal quotidiano Hurriyet, ad annunciarlo. Il capo del governo di Ankara ha affermato che le forze armate turche hanno colpito circa 500 obiettivi del Daesh, il sedicente Stato islamico, il oltre i confini con la Siria e con l’Iraq nelle ultime 48 ore, “neutralizzando” 200 jihadisti, tra i quali alcuni leader dell’Isis. E la Turchia, ha assicurato Davutoglu, sarebbe anche pronta a bombardare. Il premier ha quindi chiesto a tutti i Paesi di dimostrarsi “determinati” nella lotta contro i jihadisti fedeli al Califfato. “Porteremo avanti la nostra lotta con decisione, e fino a quando l’organizzazione terroristica Daesh lascerà i confini della Turchia – ha detto – e fino a quando non perderà la capacità di continuare con i suoi atti criminali che infamano la nostra religione sacra, l'Islam”.

Sette persone fermate per l'attentato di Istanbul

Sette persone sono state arrestate in connessione all'attentato di Istanbul, mentre centinaia sono riunite nell'area della strage, molto frequentata dai turisti, nel cuore della città storica, tra l'obelisco di Teodosio e la Moschea Blu, per deporre fiori e pregare per le vittime. Altre decine di persone sono state fermate in tutto il Paese con l’accusa di fare parte degli uomini di Al-Baghdadi. Tra gli arrestati, ci sono anche tre cittadini russi, di cui uno, Aydar Suleymanov, classe 1984, è sospettato da Mosca di avere legami con lo Stato islamico.

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