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News elezioni Usa 2016

Donald Trump presidente degli Stati Uniti, è la rivincita del bullo

Contro tutte le aspettative dell’establishment americano, Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti d’America. Le sparate politically uncorrect, i muri contro gli immigrati, la misoginia e le battutacce hanno ripagato il candidato che sembrava non essere destinato a diventare il nuovo inquilino della Casa Bianca.
A cura di Charlotte Matteini
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(160722) -- CLEVELAND, July 22, 2016 (Xinhua) -- Donald Trump takes the stage on the last day of the Republican National Convention in Cleveland, Ohio, the United States, July 21, 2016. New York billionaire Donald Trump officially accepted the presidential nomination of the U.S. Republican Party Thursday night on the final day of the Republican National Convention.  (Xinhua/Yin Bogu)(zcc)
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Ha vinto. Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Contro ogni previsione perché, parliamoci chiaro, veramente pochissimi analisti e politologi avevano capito la portata distruttiva della candidatura di Trump, che di fatto ha stracciato Hillary Clinton nonostante fosse dato per perdente da settimane, mentre la vittoria della ex First Lady americana, al contrario, fosse invece scontata e intoccabile. Ma ha vinto, lasciando con l'amaro in bocca molte persone. Elettori democratici, commentatori, analisti, passanti. Mi sono svegliata questa mattina con una notizia che io per prima non mi sarei mai aspettata: Donald Trump avanti ovunque, a un passo dalla presidenza. Come? Com'è potuto accadere che una persona come Donald Trump che per mesi, anzi diversi anni, si è posto in maniera assolutamente tragicomica, al limite del grottesco, inanellando decine di uscite razziste, misogine, anti-scientifiche, protezionistiche – in una sola parola, imbarazzanti – abbia potuto guadagnarsi la più alta carica degli Stati Uniti d'America che gli permetterà di insediarsi nella Casa Bianca per i prossimi 4 anni almeno?

Intendiamoci, Donald Trump è colui che, in ordine sparso, ha preso in giro un disabile in mondovisione, ha dichiarato che costruirà un muro tra Usa e Messico per impedire l'immigrazione di una delle minoranze più presenti sul territorio statunitense, ha pronunciato praticamente all'ordine del giorno battute sessiste e più volte sminuito le donne di ogni forma, colore, provenienza ed età. Il perfetto rappresentante del politically uncorrect ha stracciato senza appello i bravi democratici, a parole attenti ai bisogni e alla sensibilità delle persone, nella pratica distanti anni luce e scollati dalla realtà vissuta da decine di milioni di americani. Il candidato meno favorito, addirittura nemmeno sostenuto da tutto il blocco partito Repubblicano che non l'ha mai granché digerito, ha sbaragliato la concorrenza e da oggi è l'uomo più potente del Mondo.

"Potrei sparare a qualcuno e non perderei voti", disse Trump durante la campagna elettorale, riferendosi alla lealtà dei suoi sostenitori, commentando le critiche che gli venivano lanciate da più parti ogni volta che apriva bocca. Razzista, misogino, bigotto, classista, in due sole parole una grottesca carogna. Un candidato su cui davvero poche persone avrebbero puntato un centesimo di euro. Ma ha vinto, ha conquistato il popolo americano. E' la rivincita del bullo, che sovverte ogni regola e ogni ordine precostituito. Da bambini ci insegnano che è necessario comportarsi bene, essere gentili con il prossimo, rispettare le sensibilità e impegnarsi per riuscire nella vita e conquistare un posto nel mondo. Con la vittoria di Trump, queste semplici regolette vanno in frantumi. Ritirata: il politicamente scorretto paga, il politicamente scorretto piace. Il bullo vince, spariglia le carte e ottiene il riscatto tanto ambito, incassando l'onore del trionfo e la gioia di quegli elettori che fino a ieri sembravano essergli avversi.

La verità, però, è che Trump non ha vinto solo perché pittorescamente carismatico e tremendamente folkloristico, ma soprattutto perché ha saputo ascoltare i cittadini, nonostante le imbarazzanti figuracce, gli americani l'hanno perdonato e premiato perché ha dato si sé un'immagine più popolana e popolare, parlato una lingua universale comprensibile, accarezzato la pancia del Paese, fatto credere che in lui – a differenza di Hillary Clinton – i cittadini avrebbero trovato un sostegno, una stampella, una persona interessata al Paese America, patriottico, una persona troppo semplice nella sua agghiacciante sconsideratezza da non poter essere in alcun modo considerato una pericolosa ancella dell'establishment statunitense e internazionale, da cui – ormai è chiaro – i cittadini americani cercavano di fuggire, probabilmente alla ricerca di un rifugio più sicuro contro la crisi economica e politica che sta attraversando gli Usa e il mondo. E ha vinto, il bullo ha vinto.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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