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Don Farinella: “Se un pedofilo mi confessa il suo reato, io non posso denunciarlo”

Il sacerdote della diocesi di Genova è intervenuto durante la trasmissione de La Zanzara in onda ieri pomeriggio, spiegando che il confessore è vincolato dai sacramenti al segreto. Una facoltà riconosciuta dalla legge e che, secondo il parroco e la Chiesa, è un dovere.
A cura di Redazione
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Don Paolo Farinella, sacerdote della diocesi di Genova noto ai media per le sue posizioni riformiste all'interno della Chiesa cattolica, è intervenuto a La Zanzara, la trasmissione di Radio24 condotta da Giuseppe Cruciani, spiegando che un prete è vincolato alla segretezza della confessione e che pertanto non può denunciare né il pedofilo reo confesso, né può rivolgersi alla magistratura nel caso in cui una vittima racconti la violenza sessuale subita. A vincolare il prete alla segrettezza è infatti il sacramento, che riconosce al confessore la necessità di attenersi alla volontà del penitente.

Una posizione, quella espressa dal parroco, che è stata anche alla base della condotta quotidiana, poiché – spiega Don Farinella – "non ho denunciato casi di pedofilia. Preti pedofili? Non li denuncio, se le vittime non vogliono. Se mi confessano un omicidio o un atto di pedofilia non vado dal giudice. Se una persona, un prete pedofilo o una vittima, viene da me a confessarsi e mi vincola al segreto io non vado dal giudice. Sono vincolato dal sacramento". A Cruciani il parroco ha confermato di aver ascoltato confessioni di reati, ma che si è astenuto dalla denuncia perché "me lo riconosce anche la legge. Anche se uno mi dice che ha ammazzato la madre io mantengo il segreto". Nel caso in cui la vittima di una violenza sessuale confessi al parroco della coercizione subita, il confessore non può rivolgersi alla magistratura, poiché dovrebbe convincere il diretto interessato o – nel caso si tratti di un minorenne – i suoi tutori.

Don Farinella è stato ospitato più volte da La Zanzara, dove di recente, il 25 settembre 2015, aveva espresso le sue opinioni a proposito del funerale di Vittorio Casamonica. In quell'occasione – e con riferimento all'intervista dei parenti di Casamonica nello studio di Porta a Porta – aveva definito Bruno Vespa "un servo del potere" che in realtà in passato aveva fatto ben peggio che ospitare i parenti di un boss deceduto. "Non avrei officiato quel funerale", concluse in quell'occasione il sacerdote di Genova, spiegando che il vero scandalo era che una simile cerimonia funebre fosse stata tollerata da Ignazio Marino e dal Governo.

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