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Don Ciotti: “Riina ha deciso che devo morire. Ha ingaggiato un sicario”

Il fondatore dell’associazione Libera è intervenuto su Tv2000 a “Revolution” in una puntata dedicata alla giustizia e alla lotta contro le mafie e la corruzione.
A cura di B. C.
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“Totò Riina ha decretato la mia morte, questo è risaputo. Ma c’è una seconda parte, che ancora non è emersa, in cui ha dato ordine a qualcuno di provvedere”. Parole di Don Luigi Ciotti, il fondatore dell’associazione Libera, che ieri è intervenuto suTv2000 a “Revolution” in una puntata dedicata alla giustizia e alla lotta contro le mafie e la corruzione. Il riferimento di Don Ciotti è alle intercettazioni effettuate nel carcere milanese di Opera dove l’ex capomafia è recluso. “Ringrazio le istituzioni, quella parte che si mette in gioco. Però si può uccidere benissimo Luigi Ciotti – ha sottolineato il sacerdote – ma Libera sono migliaia di persone ed è un “noi” che si è costruito, io sono una piccola cosa”.

Don Ciotti sul processo Eternit

Don Ciotti ha parlato anche della sentenza della Cassazione sul processo Eternit, definendola “una ferita per i famigliari delle vittime, ma deve esserlo anche per le coscienze di tutti noi. Non può esserci una dissonanza tale tra l’applicazione della legge e l’affermazione della giustizia”. Il presidente del Gruppo Abele e Libera ha voluto poi chiarire: “Non è mia intenzione, sia chiaro, giudicare il lavoro dei magistrati, che spesso non posso fare altro che applicare puntualmente le leggi. Mi chiedo però – aggiunge don Ciotti – che leggi siano quelle che ammettono la prescrizione per reati gravi, tali da configurarsi come una vera e propria strage, e i cui effetti si protraggono oltre i tempi stabiliti per la loro punibilità”. E quindi Don Ciotti si chiede: “Come può cadere in prescrizione la ricerca di verità e la speranza di giustizia? Come può essere prescritta la responsabilità? Meccanismi di questo genere – sostiene il sacerdote – mettono in discussione il principio dell’uguaglianza di fronte alla legge, dunque la legge stessa, perché chi è ricco e potente troverà sempre modo, attraverso abili strategie difensive, di allungare i tempi dei processi e arrivare a un’ingiusta impunità”.

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