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“Dj Fabo, non andare a morire”: l’appello di Matteo, disabile 19enne

Matteo Nassigh dalla nascita non cammina, non parla, non mangia e non riesce a vestirsi da solo. Ma ha rivolto un invito alla vita a Fabiano Antoniani, in arte dj Fabo, che ha chiesto l’eutanasia legale: “Noi siamo il cambiamento che il mondo chiede per evolvere! Tieni duro”.
A cura di Ida Artiaco
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Matteo Nassigh (Facebook).
Matteo Nassigh (Facebook).

Aveva fatto molto discutere nei giorni scorsi l'appello di Fabiano Antoniani, in arte dj Fabo, per l'eutanasia legale. Trentanove anni, da due è costretto a vivere su un letto, cieco e tetraplegico, a causa di un grave incidente. A lui si è rivolto Matteo Nassigh, milanese, che di anni ne ha 19 e che dalla nascita non può parlare, camminare, mangiare o vestirsi da solo. Durante il parto ha infatti subito un'asfissia che gli provocato gravissimi danni. Oggi vive attaccato a una tavoletta con la quale comunica con il mondo attraverso i social network. A Fabo, ha però rivolto un invito alla vita.

"Voglio rispondergli perché io conosco bene la fatica di vivere in un corpo che non ti obbedisce in niente – ha scritto Matteo, come riportato dal quotidiano della Cei Avvenire -. Voglio dirgli che noi persone cosiddette disabili siamo portatori di messaggi molto importanti per gli altri, noi portiamo una luce". Il giovane disabile non è stato sempre delle stesso avviso. "Anch'io a volte ho creduto di voler morire, perché spesso gli altri non ci trattano da persone pensanti ma da esseri inutili", ha continuato dalla sua sedia a rotelle, a cui è inchiodato da 19 anni.

"È vero che noi due non possiamo fare niente da soli, ma possiamo pensare e il pensiero cambia il mondo. Fabo, noi siamo il cambiamento che il mondo chiede per evolvere! Tieni duro", è stato l'appello di Matteo, che ha anche deciso di creare una sua associazione, "Per la cura di chi cura", nata, a sua detta, per cambiare lo sguardo del mondo nei confronti delle persone disabili: "Anche noi siamo perfetti, se ci lasciate liberi di essere come siamo, diversi, e di non dover diventare simili a voi".

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