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Disoccupazione Usa al minimo: così bene solo 8 anni fa

Disoccupazione al 4,9%, ore lavorate e salari in crescita, ma si attende la ripresa anche del settore dei servizi.
A cura di Redazione
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Barack Obama nell'Indiana (Foto Tannen Maury-Pool/Getty Images).
Barack Obama nell'Indiana (Foto Tannen Maury-Pool/Getty Images).

Per gli Stati Uniti la crisi economica sembra essere solo un brutto ricordo. La disoccupazione negli States raggiunge i minimi storici, attestandosi al 4,9%. Ottobre 2009, mese in cui la percentuale della popolazione senza impiego era al 10%, è lontano nei valori ancor più che nel tempo; mentre è più vicino febbraio 2008, ultime mese in cui si registrarono valori di impiego tanto alti. I dati diffusi dal Dipartimento del Lavoro hanno descritto un'economia capace di creare 151.000 nuovi posti di lavoro nel solo mese di gennaio, permette al Presidente Obama di poter definire l'economia Usa "la più forte del mondo", in grado di creare in sei anni 14 milioni di posti di lavoro". Ad oggi i disoccupati sono 7,8 milioni.

Gli analisti hanno effettuato qualche aggiustamento sui dati dei mesi precedenti, rivedendo al ribasso le stime di dicembre 2015 – i nuovi posti di lavoro non sono stati +292.000, ma +262.000 – ma al rialzo quelle di gennaio: non +252.000, ma +280.000. La crescita del paese viene confermata anche da altri indicatori, come il numero di ore medie settimanale per lavoratore che descrivono un mercato per gran parte impiegato full-time. Le ore lavorate sono infatti salite dello 0,1%, attestando la media settimanale a 34,6 ore. I salari crescono su base mensile dello 0,5% e su base annuale del 2,5%, mentre la partecipazione della forza lavoro resta ferma al 62,7%.

La salute dell'economia statunitense viene confermata dal dato sui salari in crescita, che nel medio periodo potrebbe generare tendenze inflattive, generalmente frenate dal rialzo sui tassi di interesse e sulla conseguente riduzione di moneta circolante. Se da un lato ci si aspetta che la Fed agisca in tal senso, dall'altra la posizione di leadership degli Usa nello scenario mondiale e la persistente incertezza delle altre economie (europea su tutte) potrebbe suggerire alla banca centrale di attendere prima di agire sui tassi di interesse. Come rivelato dagli analisti di Barclays – che tuttavia si dicono fiduciosi – e da opinionisti conservatori, alcune incertezze vengono dal settore dei servizi, ancora debole. Incide la precaria situazione internazionale e innovazioni tecnologiche non paragonabili a quelle degli anni precedenti, ma è proprio dal settore dei servizi che si attende un segnale positivo capace di blindare la crescita economica degli States. Ed è probabilmente da questo settore che la Fed attende un segnale prima di rivedere i tassi di interesse.

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