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Discorso sulla “paura nei dipendenti”, l’ad di Enel corregge il tiro

L’amministratore delegato spiega le dichiarazioni in cui diceva agli studenti come ispirare paura nei dipendenti: si tratta di un cambiamento da fare velocemente e l’ha fatto solo in Svizzera.
A cura di Michele Azzu
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Pochi giorni fa nell’articolo di Fanpage.it “Amministratore Delegato di Enel, discorso choc: bisogna ispirare paura nei dipendenti” abbiamo raccontato come Francesco Starace, capo dell’ex monopolista dell’energia elettrica italiana, avesse fatto delle affermazioni molto dure sul lavoro in azienda, in occasione di una sua lezione agli studenti della LUISS di Roma.

“Bisogna distruggere fisicamente i centri di potere che si vuole cambiare”. “Creare malessere all’interno di questi”, e poi “Colpire le persone opposte al cambiamento, nella maniera più plateale possibile, sicché da ispirare paura”. Sono solo alcuni segmenti tratti dalla lezione in questione, con cui il manager voleva rispondere alla domanda di uno studente: “Qual è la ricetta di successo del cambiamento in un’organizzazione come Enel?”.

Una visione del lavoro di guerra che non ha mancato di suscitare molto interesse a seguito del nostro articolo, e che ha anche portato il gruppo dei senatori di Sinistra Italiana a presentare un’interrogazione parlamentare: “Sono idee che non esito a definire di stampo fascista”, ha commentato il senatore Giovanni Barozzino, che ha voluto l’interrogazione. Continua: “Si tratta di una strategia diametralmente opposta a qualsiasi concezione democratica del diritto del lavoro”.

Ora Francesco Starace corregge il tiro. In un video di pochi minuti pubblicato sul canale Youtube dell’Enel, il direttore della LUISS Business School prof. Paolo Boccardelli, chiede al capo dell’Enel di chiarire la sua posizione in merito alle affermazioni contestate. “È stata un po’ una sorpresa”, dice Starace in merito all’attenzione suscitata dal suo discorso, “E forse non avevamo troppo tempo e non c’era il contesto giusto.”

Starace spiega meglio la sua idea, chiarendo che si riferiva ai capi intermedi: “Stavamo parlando di cambiamento: cambiano i comportamenti dei clienti, la tecnologia, i sistemi regolatori, cambia il mondo. Nelle organizzazioni, le persone che lavorano sanno benissimo che bisogna cambiare. Il problema è che in mezzo ai lavoratori ci sono i capi di livello intermedio, che non sono contenti di cambiare perché il cambiamento comporta il rischio di perdere prestigio, la sua posizione, il suo avanzamento di carriera. È lì che bisogna lavorare per convincerli velocemente”.

In particolare, l’a.d. di Enel sottolinea che una strategia di questo tipo sui dipendenti non è mai avvenuta in Enel ma nella sua precedente esperienza in Svizzera: “Ho avuto modo di applicare nella mia precedente vita professionale, quando ero in ABB in Svizzera dove abbiamo dovuto fare un cambiamento molto veloce e questo sistema ha funzionato molto bene. In Enel questa cosa non è mai successa, non c’è una necessità di questo tipo perché l’azienda ha avuto una serie di cambiamenti importanti ed è abituata”.

Starace spiega, inoltre, che si tratta di una strategia, quella che precedentemente aveva descritto come ispirare paura, da impiegare per i cambiamenti veloci in azienda. Si sarebbe trattato, insomma, di un discorso per spiegare: “Senza tanta ipocrisia come farlo presto”. Spiega Starace: “Quando uno parla di queste cose ci sono vari registri, uno diretto, e uno un po’ più edulcorato e ipocrita che nega che il cambiamento richiede scelte abbastanza veloci”.

Il chiarimento di Starace è doveroso, e giusto anche l’intervento della LUISS stessa. Dopotutto, come spiega il senatore Barozzino: “Ricordo che Enel, pur se quotata in borsa, non è un’azienda privata”, ed esistono delle responsabilità precise. “E’ pertanto responsabilità diretta del governo”, continua il senatore, “Intervenire contro un manager che fa strame dei più elementari diritti del lavoro”.

Ora l’interrogazione parlamentare dovrà chiarire il merito di quelle dichiarazioni. Perché, anche al netto delle spiegazioni o del poco tempo della lezione alla LUISS, rimane difficile interpretare in che maniera Starace intendesse frasi come: “Colpire le persone in maniera plateale”, o il fatto che: “Alla gente non piace soffrire” (qui il testo completo e il video dell'intervento). Fa piacere, però, sapere che queste cose siano state fatte in Svizzera e non in Italia.

Ma il problema qui non è solo di una lezione di management aziendale, e non riguarda solo Enel. Il problema è tutta la cultura del lavoro che ruota attorno a questa visione, una cultura molto vicina alla visione del governo Renzi sulle aziende e sul lavoro, vicina al "modello Marchionne", ai sindacati sempre più all’angolo e ai giovani assunti a tutele crescenti che dovranno confrontarsi con questa realtà per i prossimi 20 anni.

Insomma, al cambiamento che sta accadendo nell’organizzazione Italia, e ciò che sta succedendo ai corpi intermedi, piuttosto che ai capi intermedi, perché anche questo è un cambiamento che sta avvenendo in fretta e sulla strada stiamo perdendo tutele e diritti.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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