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Dipendenti pubblici, il Governo pensa a mobilità obbligatoria e stop a prepensionamenti

Dalle prime bozze sul piano di riforma della Pubblica Amministrazione emergerebbero le “bordate” ai dipendenti pubblici: mobilità obbligatoria a parità di stipendio e niente scivolo per i prepensionamenti.
A cura di Redazione
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Nell'attesa del Consiglio dei ministri che dovrebbe elaborare il documento definitivo della riforma della Pubblica Amministrazione, annunciata ormai settimane fa dal ministro Madia e dal Presidente del Consiglio Renzi, cominciano a circolare le prime bozze più o meno ufficiali. Ovviamente sotto i riflettori restano alcuni passaggi controversi, come la questione dei pensionamenti anticipati, della staffetta generazionale e degli "esuberi", per i quali l'orientamento sembra essere quello di ricorrere a meccanismi di mobilità. Temi che saranno discussi con ogni probabilità nell'incontro fra la Madia ed i sindacati di settore, previsto per il prossimo giovedì (nel frattempo procede la "valutazione" del primo documento inviato dal ministero della Pubblica Amministrazione e della Semplificazione).

Tra i punti più controversi, dunque, quello della messa in opera dei meccanismi atti a garantire quella "staffetta generazionale" che rappresenta il punto di forza della proposta politica del Governo Renzi. Il punto è che, con la probabile rinuncia allo strumento dei prepensionamenti, per ragioni di risorse e di equità con i lavoratori del settore privato, restano pochi margini di manovra al Governo. Sul Corsera, Lorenzo Salvia prova ad analizzare le diverse opzioni: "La prima ipotesi è accelerare sulla cancellazione del cosiddetto trattenimento in servizio, cioè la possibilità di continuare a lavorare per due anni dopo l’età della pensione. Il governo pensava di liberare così 10 mila posti, ma coinvolgendo anche altri settori – come giustizia, sanità e università – si potrebbe arrivare almeno a 15 mila. Ma c’è anche un’altra ipotesi, che si incrocia con l’ammorbidimento del blocco del turnover, oggi limitato al 20% con un nuovo ingresso ogni cinque uscite".

Resta ovviamente aperta la questione della messa in mobilità, con l'ipotesi di predisporre i passaggi da un ufficio all'altro anche senza l'assenso del lavoratore, che resterebbe tutelato nello stipendio e nella "localizzazione territoriale" (spostamenti entro certi limiti, insomma). Infine, ancora aperta la trattativa sul numero delle Prefetture, che saranno certamente ridotte: in che misura dipenderà dai vincoli di bilancio, ovviamente.

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