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Dini difende i governi tecnici e tuona: “Renzi deve stare zitto, non è nemmeno eletto”

L’ex presidente del Consiglio e padre della riforma pensionistica che nel 1995 permise l’inizio della transizione dal sistema retributivo a quello contributivo, inveisce contro Renzi, reo di aver attaccato i governi tecnici definendoli il “male assoluto”.
A cura di Charlotte Matteini
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lamberto dini

Lamberto Dini contro Matteo Renzi. Non sono affatto piaciute le considerazioni espresse dal presidente del Consiglio sui cosiddetti governi tecnici, che Renzi ha definito "il male assoluto". Intervistato dal quotidiano La Repubblica, Lamberto Dini non le manda a dire e inveisce contro Matteo Renzi, suggerendogli di stare zitto in quanto non sarebbe stato eletto da nessuno: "Renzi deve stare molto zitto, racconta un sacco di menzogne quando nemmeno lui è stato eletto. Che i governi tecnici siano il male assoluto è solo nella sua mente, sta facendo una campagna furibonda, infarcita di bugie", tuona Dini, che proseguendo aggiunge: "Il mio governo fece ciò che doveva, la riforma delle pensioni e la stabilizzazione del debito che invece con Renzi è salito di 100 miliardi ed è la vera bomba a orologeria su cui sediamo. E non dimentichiamo i risultati ottenuti dal governo Ciampi, che lasciò la Banca d'Italia per dare vita ad un esecutivo di tecnici e politici", spiega Lamberto Dini, ricordando inoltre l'esperienza di Mario Monti "chiamato in piena emergenza, ha dovuto mettere in campo politiche lacrime e sangue basate sulle tasse per contenere lo spread. Mi rammarico che oggi il suo governo goda di una reputazione negativa", prosegue l'ex presidente del Consiglio.

"Un governo composto da tecnici diventa politico nel momento in cui riceve la fiducia in Parlamento. Renzi oltretutto dovrebbe tacere, non è stato eletto ed è diventato segretario del Partito Democratico a seguito di primarie senza controllo", insiste Lamberto Dini, ribadendo inoltre la sua contrarietà alla riforma costituzionale che si voterà al referendum del prossimo 4 dicembre: "Non si cambiano 47 articoli della Costituzione a colpi di maggioranza, con una somma di partiti che rappresenta meno del 30% dell'elettorato", chiosa Dini, aggiungendo inoltre che in caso di vittoria del No, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, "liberato dalle angherie di Renzi, potrebbe essere un buon premier ".

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