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Digital Magics vola in borsa: finalmente le startup italiane crescono

Digital Magics in spolvero in borsa, dove il titolo recupera oltre l’11%. Merito di una semestrale che ha visto crescere l’attività e ridursi le perdite, un segnale positivo per il gruppo ma anche per l’intero ecosistema italiano delle startup…
A cura di Luca Spoldi
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Digital Magics spicca il volo (+11,52% a fine seduta) sull’Aim Italia, con 5 mila azioni scambiate, dopo aver diffuso ieri i conti del primo semestre dell’anno, chiusi con ricavi da servizi di consulenza e di incubazione in calo del 19,8% annuo a 946 mila euro e un Ebtida che si è ridotto del 43,8% a 84 mila euro.

Per l’incubatore di startup fondato dallo scomparso Enrico Gasperini assieme ad Alberto Fioravanti (attuale presidente), Gabriele Ronchini (amministratore delegato per il portfolio development) e  Bibop G. Gresta e quotato alla borsa di Milano sembrerebbero numeri non eccezionali, dunque perché la borsa si è esaltata?

Anzitutto perché la riduzione degli ammortamenti (a 110 mila euro dai 199 mila del primo semestre 2015) ha consentito a Digital Magics di ridurre la perdita a livello di Ebit a 26 mila euro (contro i 50 mila dell’anno precedente), mentre alcuni proventi non ricorrenti e il calo delle imposte ha consentito di ridurre la perdita netta a 116 mila euro (dai 173 mila dei primi sei mesi del 2015).

In crescita a 2,47 milioni l’indebitamento finanziario netto (pari a 1,043 milioni a fine 2015), ma questo non preoccupa visto che in parallelo è aumentato il patrimonio netto, al 30 giugno scorso pari a 18 milioni di euro (dai 16,6 milioni di fine 2015), nonché il capitale investito netto (20,44 milioni dai 17,68 milioni di fine 2015).

Da inizio anno al primo settembre alle 49 startup partecipate a fine 2015 si sono aggiunti altri 12 investimenti (contro gli 11 effettuati in tutto il 2015), per un totale di 1,2 milioni di euro investiti, mentre è stata ceduta la partecipazione in Mimesi Srl, con una plusvalenza di 77 mila euro. Al 30 giugno erano 59 le partecipazioni in startup digitali, salite a 60 ad oggi, di cui 37 iscritte nel Registro delle Startup Innovative: di queste nove registrano già oggi un fatturato annuo superiore al milione di euro.

In totale dall’avvio dell’attività di investimento, Digital Magics ha creduto in 70 startup, ha realizzato sei exit per complessivi 5 milioni di euro, interamente reinvestiti, ottenendo da tali exit un rendimento (IRR) superiore al 30%: in tempi di tassi vicini o sotto zero “inscì a veghen” (ad avercene), per usare un motto milanese.

Da notare come la crescita dell’attività sia andata di pari passo con l’espansione territoriale di Digital Magics che alle sedi di Milano e Napoli ha affiancato prima quelle di Palermo, Roma e Bari, poi ha aperto a Padova agli inizi del secondo semestre, mentre nei prossimi mesi è attesa l’apertura di una nuova sede a Torino.

In una lettera ad azionisti e partner Fioravanti ha ribadito che il 2016 è un anno “cruciale” per la società che entro fine anno conta di inserire in portafoglio altre 7 startup. Per Fioravanti l’impegno annunciato dal governo in tema di innovazione per l’industria 4.0 (2,6 miliardi di investimenti privati “early stage” da mobilitare, detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a un milione in startup e Pmi innovative, detassazione dei capital gain su investimenti a medio/lungo termine etc) dovrebbero dare uno slancio al settore.

Nel primo semestre gli investimenti in startup italiane sono stati complessivamente pari a 86,2 milioni,in crescita del 152% rispetto al primo semestre del 2015 (34,2 milioni), mentre ad oggi si sono quasi raggiunti i 133 milioni, pari al totale degli investimenti di tutto il 2015. Anche così il mercato delle startup italiane resta una micro nicchia, totalmente immatura, rispetto alla realtà anche solo europea.

Tali investimenti rappresentano infatti appena lo 0,003% del Pil italiano (ossia si investono attualmente 3 euro in startup ogni 100 mila di Pil), un ottavo circa dello 0,024% della media europea (ma in Germania si sale allo 0,028% e in Gran Bretagna, nonostante le incertezze “da Brexit”, si viaggia attorno allo 0,033%). Insomma, numeri da esaminare al microscopio, appure numeri che lasciano sperare per i prossimi anni.

Anche per questo Fioravanti ritiene “non congruente l’attuale livello di quotazione del titolo Digital Magics (che dall'Ipo di fine luglio 2013 a oggi si è dimezzato dai 7,5 euro iniziali agli attuali 3,68 euro), rispetto all’effettivo valore attuale dell’azienda, che ribadisce di voler procedere con la massima attenzione nei futuri exit dalle partecipazioni di maggior valore e nell’abbandono di quelle che non producono valore nei termini e nella misura prevista, come giusto che sia.

Da notare infine come le 6.300 startup italiane finora abbiano creato circa 30 mila posti di lavoro, le 70 incubate ad Digital Magics oltre 500 posti di lavoro: se nel primo caso si è saliti a 4,7 posti di lavoro per startup, in media (contro un dato di 1,7 addetti ancora lo scorso anno), nel caso di Digital Magics siamo oltre i 7 posti di lavoro per startup, segno che l’aiuto di un incubatore e della sua rete di partner favorisce non solo la redditività per gli investitori, ma anche lo sviluppo di nuovi posti di lavoro sul territorio. Un risultato tutt’altro che disprezzabile.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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