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Opinioni

Di Pietro: “Il Parlamento dei morti viventi”

Cosa succede all’interno dell’Italia dei Valori? Tra polemiche e distinguo, sono in molti a dubitare della linea oltranzista scelta da Di Pietro. E se si votasse ora…
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Dipietro-Bersani

"Il governo Monti è stato nominato, senza consultare gli elettori, per risolvere i problemi. Non mi pare che sia riuscito a farlo. Ci sta invece portando verso il disastro. […] Invece di arrampicarsi sugli specchi, questo governo e i suoi tanti sponsor dovrebbero ammettere di aver fallito. La maggioranza non esiste più. E’ solo una banda di morti viventi che per nutrirsi cannibalizza il Paese vivo e noi dell’Italia dei Valori li sfidiamo apertamente. A questo punto la sola strada per evitare che la gente scenda in piazza con i forconi e che l’economia italiana finisca nella spazzatura è andare alle elezioni politiche, con una nuova legge elettorale".

C'è un po' d tutto in questo post pubblicato sul sito ufficiale dell'Italia dei Valori, a firma Antonio Di Pietro. C'è una constatazione di fondo, con la quale si potrebbe anche essere d'accordo: il fallimento, o quantomeno le difficoltà del Governo nel portare l'Italia fuori dal pantano della crisi, mettendo in campo misure efficaci anche a breve termine.

C'è tutta la propaganda degli ultimi mesi, finanche un po' di populismo di bassa lega; c'è una evidente epifania delle tante contraddizioni di chi vuole il "risanamento senza sacrifici" e  non lesina paragoni ai limiti del ridicolo. C'è anche una sprezzante constatazione dello stato del Parlamento ai tempi del Governo tecnico, con una maggioranza più interessata alle alchimie tattiche ed agli equilibri di potere che alle reali condizioni del Paese. C'è una sorta di avvertimento, anche agli ex alleati democratici, sulla necessità di "rinunciare ad una legge elettorale su misura". E c'è un invito chiaro e diretto (ed in parte anche condivisibile): andiamo alle urne, garantiamo al Paese un governo legittimo ed in grado di cambiare le politiche economiche e del lavoro.

C'è tutto questo in un unico post. Ma a ben vedere c'è anche altro. C'è tutto il nervosismo, tutta la tensione che si respira ai piani alti del partito. Perché la sensazione di essere relegati ai margini del dibattito politico, nonché quella di avere ben pochi margini di manovra, è forte e gravida di conseguenze. Perché in tanti all'interno dell'Italia dei Valori storcono il naso di fronte alla linea "esasperatamente massimalista" dell'ex pm di Mani Pulite nei confronti del Governo Monti e soprattutto dell'operato del Presidente della Repubblica. Perché in molti non hanno digerito lo strappo del Partito Democratico e ritengono priva di sbocchi concreti la convergenza con Sinistra e Libertà, altro partito in piena involuzione. Insomma, c'è un carico di tensioni, di nodi irrisolti e di questioni aperte che grava quasi interamente sulle spalle di Di Pietro. E che rende però allo stesso tempo non più rinviabile una seria riflessione sul "futuro" stesso dell'Italia dei Valori. Come racconta Andrea Signorelli su polisblog, infatti, non mancano le tensioni interne, dopo i distinguo di Donadi e l'abbandono di Lannutti; litigi che nascono principalmente da quello che in molti considerano un "errore di prospettiva":

L’ex pm sente particolarmente la pressione che il Movimento 5 Stelle sta mettendo sul suo partito, ma invece di riposizionarsi come “anti-casta moderato” ha deciso di inseguire il comico genovese, senza considerare le vittime lasciate sul campo: il rispetto per il Quirinale e l’alleanza con il Pd in primis. L’obiettivo, naufragato, sarebbe stato un’alleanza con i Cinquestellati per formare un megagruppo di arrabbiati in Parlamento che possa fare la voce grossa, ovviamente senza alcuna possibilità di andare al governo.

In questa lotta a colpi di populismo però, Di Pietro parte già battuto, anche considerando la necessità dell'Italia dei Valori di "tutelare" in qualche modo la propria classe dirigente territoriale, legata a doppio filo al Partito Democratico. Ma soprattutto parte già battuto dal momento che non ha evidentemente la stessa esposizione, la stessa libertà di manovra e lo stesso radicamento "in Rete", vero avamposto del dissenso e della contestazione alla politica tradizionale. E pensare di colmare tale gap con video del genere è abbastanza triste…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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