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Di Maio: “Nulla contro Renzi, ma la riforma è truffaldina come il suo governo”

Il vicepresidente della Camera, ospite a Rtl 102.5, ha a lungo parlato del referendum costituzionale e del caso relativo alle firme false presentate nel 2012 da alcuni attivisti del Movimento 5 Stelle. Nel corso dell’intervista, Di Maio ha ribadito che, in caso di vittoria del No, il M5S di rifiuterà di proseguire con un governo tecnico e chiederà elezioni immediate.
A cura di Charlotte Matteini
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Ospite a Rtl 102.5, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio torna ad affrotnare l'argomento referendum costituzionale e parla inoltre della vicenda relativa alle firme false che ha coinvolto il Movimento 5 Stelle palermitano e che ha portato alla sospensione dei 3 parlamentari nazionali indagati che si sono rifiutati di collaborare con gli inquirenti non rispondendo alle domande in sede di interrogatorio e non rilasciando il saggio grafico richiesto per poter svolgere la perizia calligrafica sui presunti documenti falsi a sostegno della candidatura a sindaco di Riccado Nuti depositati in tribunale nel 2012. "Le firme false il Movimento non le tollera e non resta a guardare. Ci sono però esponenti di altre forze politiche che, condannati per questioni di firme false, restano nel partito e fanno carriera. Da noi vengono sospesi o gli viene chiesta l'autosospensione, e questa è la differenza, perché in una forza politica, la prima forza politica del Paese in questo momento, ci potrà sempre essere chi sbaglia: l'importante è come reagiamo noi, senza stare a guardare o aspettare ipocritamente le sentenze di terzo grado. Noi agiamo dal punto di vista politico e poi la Magistratura faccia il suo corso", ha dichiarato Di Maio durante l'intervista.

Con riguardo al referendum costituzionale, il vicepresidente della camera ribadisce la sua contrarietà a un eventuale governo tecnico e annuncia che il Movimento 5 Stelle si batterà affinché si possa andare a elezioni il più presto possibile. "Il presidente della Repubblica dovrà gestire un'eventuale crisi del governo che noi non sappiamo se ci sarà, sarà Matteo Renzi a decidere. Se ci dovesse essere una crisi di governo noi chiederemo al presidente della Repubblica di ridare la parola agli italiani, io vorrei votare il prima possibile. Ma a metà dell'anno prossimo molti parlamentari matureranno la pensione, tutti vogliono tirare a campare nel 2017 e rimandare il voto", spiega il membro del Movimento 5 Stelle, aggiungendo inoltre che il No al referendum del prossimo 4 dicembre viene sostenuto per ragioni che esulano dal giudizio sulla persona di Matteo Renzi, ma viene espresso per ragioni di merito: "La politica non va mai personalizzata, infatti faccio parte di un Movimento che ha sempre cercato di lavorare in gruppo e di non fare mai un discorso leaderistico. Lo stesso vale per gli oppositori, per quelle che sono forze politiche di cui oggi non condividiamo lo stile e il metodo di governo. Qui non c'è nulla di personale contro Matteo Renzi, c'è sicuramente una voglia di mettere la parola fine ad un modo di governare questo Paese, un modo truffaldino e ingannevole, come questa riforma".

Riguardo il nodo relativo al Senato, che stando all'attuale combinato disposto riforma e Italicum non verrebbe più eletto dai cittadini, Di Maio ha commentato il nuovo assetto dell'istituzione presentato nella serata di ieri da Renzi con relativa promessa di modifica delle parti contestate dopo il referendum costituzionale, sostenendo che "ci sono due aspetti: prima di tutto il solito stile renziano, ti tolgono un diritto e lo barattano con uno zuccherino, un bonus, o 200 poltrone dei senatori. Se dovesse passare il Sì con questa riforma stiamo perdendo il diritto di votare il Senato. Scompaiono 200 poltrone al Senato in cambio della scomparsa del diritto di votare il Senato, ma nessuno sta dicendo che con la legge Delrio un anno e mezzo fa hanno istituito 30.000 nuove poltrone nei comuni, 6000 da assessori, 25.000 da consiglieri. Voi mi direte che un Senatore non vale un consigliere, ma 30.000 tra assessori e consiglieri costeranno più di 200 senatori".

Di Maio, inoltre, sta premendo affinché l'autorità garante delle comunicazioni multi Matteo Renzi per la questione relativa all'inoltre di milioni di lettere agli italiani all'estero, considerata un'indebita ingerenza del presidente del Consiglio. "Quella delle lettere di Renzi è propaganda, e tra l'altro viola delle norme dell'Agcom. Noi addirittura abbiamo fatto un ricorso all' Agcom perché per quel che ci riguarda, al di là dei costi, non è un tipo di pubblicità che si addice a una campagna referendaria, mandare lettere a tutto il mondo. Tanto è vero che l'Agcom ha pensato bene di non esprimersi perche' altrimenti avrebbe dovuto comminare una multa al Presidente del Consiglio".

In chiusura, infine, alla domanda relativa a una eventuale candidatura a presidente del Consiglio per il Movimento 5 Stelle, Di Maio ha replicato: "Io il prossimo candidato premier? Per la scelta del candidato del M5S utilizzeremo metodi partecipati che coinvolgeranno gli iscritti, ma per ora ancora non lo abbiamo deciso".

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