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Detenuto si suicida in carcere: i secondini lo deridono su facebook

Un detenuto rumeno si è tolto la vita nel carcere di Opera. Sulla pagine facebook di un sindacato di polizia alcuni agenti lo hanno coperto di insulti: “Un rumeno in meno”. Il ministro Orlando chiede chiarimenti al capo del DAP.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE – Andrea Orlando, ministro della Giustizia, ha convocato Santi Consolo, il capo del Dap, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per chiarimenti in merito agli insulti dei secondini a un uomo suicida in cella. Il ministro ha definito intollerabili le frasi scritte dagli agenti e annunciato che l'incontro servirà a "acquisire elementi sull'inchiesta interna avviata e per valutare i provvedimenti da adottare". Il ministro incontrerà presto anche le sigle sindacali della polizia penitenziaria per discutere dell'accaduto e "di come evitare che simili inqualificabili comportamenti possano ripetersi". Sulla vicenda è intervenuto anche Salvini: "Conoscendo quali sono le condizioni in cui lavorano gli agenti della Polizia Penitenziaria non dico che giustifico ma capisco".

Quanto vale la vita di un detenuto nelle carceri italiane? Per alcuni secondini del penitenziario di Opera, a Milano, si direbbe nulla, almeno a giudicare la pioggia di commenti su facebook alla notizia della morte di un uomo di nazionalità romena, il 39enne Ioan Gabriel Barbuta, suicida nella sua cella dopo essere stato condannato all'ergastolo nel giugno del 2013 per l'assassinio del suo vicino di casa. Qualcuno ha pubblicato la storia del decesso nel gruppo facebook di un sindacato di polizia ma i commenti di alcuni agenti penitenziari – notati da Repubblica – lasciano basiti e testimoniano ancora una volta del clima che si respira dietro le sbarre: "Un rumeno in meno", "Meno uno", "Mi chiedo cosa aspettino gli altri a fare la stessa cosa" sono solo tre dei commenti, e neanche i peggiori, e dovrebbero indurre a una riflessione seria sulla convivenza "dietro le sbarre" tra detenuti e agenti, oltre che sui livelli di stress a cui gli uni e gli altri sono sottoposti.

Il tono dei commenti era generalmente di derisione verso la vittima, anche se di tanto in tanto qualcuno faceva notare che certe affermazioni erano inopportune. Tra le risposte a costoro una è questa: "Lavora all'interno di un istituto. Sono solo extracomunitari. Per fare questo mestiere devi avere il core nero". Commenti che non arrivano solo da semplici agenti, ma persino da dirigenti sindacali, dunque in linea teorica rappresentanti di tutta la categoria. La vicenda, grazie ad alcune segnalazioni, potrebbe portare a delle sanzioni disciplinari nei confronti degli autori dei commenti offensivi. Il Dap, dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha infatti avviato un'inchiesta interna per far luce sulle responsabilità.

Il caso degli insulti al detenuto suicida ovviamente riguarda solo una parte degli agenti di polizia penitenziaria, poiché tra i secondini c'è anche chi ha sporto denuncia: la vicenda tuttavia testimonia del clima di forte tensione e di stress all'interno delle carcere. Lo scorso settembre un'inchiesta del Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, ha portato alla luce il dramma dei suicidi anche tra gli agenti: negli ultimi otto anni in 30 si sono tolti la vita a causa degli altissimi livelli di stress e talvolta della depressione.

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