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Dentro “Opera pezzentella” di Mimmo Borrelli (VIDEO ESCLUSIVO)

Backstage in esclusiva del nuovo spettacolo di Mimmo Borrelli dal titolo: “Opera pezzentella” che debutta stasera nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco.
A cura di Andrea Esposito
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In questo caldo giugno napoletano tutti i riflettori, parliamo di teatro, sono puntati sul Napoli Teatro Festival Italia, il più grande festival italiano. Niente da eccepire. Noi stessi ci siamo occupati, e ci occuperemo ancora, di alcuni degli spettacoli che compongono il programma della manifestazione diretta, per il quarto anno consecutivo, da Luca De Fusco.

Tuttavia, non possiamo non notare che il suddetto festival abbia assunto nel corso del tempo, edizione dopo edizione, un’impronta sempre più “borghese” e sempre meno orientata alla ricerca di nuove proposte e di nuovi linguaggi, anche per quel che riguarda gli artisti cosiddetti “espressione del territorio”. Una missione, secondo noi, indispensabile a cui è impossibile sottrarsi. Ciò nonostante, e per fortuna, il nuovo avanza comunque, inesorabilmente.

Tanto per fare un esempio, un artista come Mimmo Borrelli com’è possibile che vada in tournée a Parigi o che trovi spazio nel cartellone del Piccolo Teatro a Milano e non in quello del Teatro Festival Italia? O in quello dello Stabile di Napoli? Proprio non ci piace l’idea di sostenere un artista la cui ricerca sta letteralmente ribaltando i canoni di una tradizione di cui siamo fin troppo fieri e compiaciuti? O forse è proprio questo il motivo per cui viene così platealmente snobbato?

Per fortuna la tenacia e la grinta di Borrelli, sostenuta dalla lungimiranza di alcune piccole ma attivissime realtà (in questo caso l’Opera Pia Purgatorio ad Arco ONLUS e la Fondazione con il Sud), fa sì che un progetto come “Opera pezzentella” possa vedere la luce. Già, perché la notizia che più di tutte circola tra gli addetti ai lavori in queste ultime settimane non riguarda questo e quello spettacolo del Festival, quanto il lavoro che oggi debutta nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco: per l’appunto “Opera pezzentella”. Dal punto di vista produttivo e di comunicazione, è come dire Davide contro Golia, ma si sa che fine fa il gigante quando la virtù dell’eroe è tale da vincere ogni paura. E poi c’è poco da fare: quando in pentola bolle qualcosa di veramente interessante, la voce circola, la gente accorre.

Questo spettacolo, di cui Fanpage.it ha seguito tutte le fasi, dalle prime prove fino alla generale di due giorni fa (documentate nell’ampio backstage), è il frutto di un laboratorio che il drammaturgo, attore e regista bacolese ha condotto con attori giovanissimi e per lo più non professionisti nel corso di circa un mese e che, a nostro avviso, è una della cose più interessanti viste quest’anno in teatro: insomma, poco tempo, poco budget, ma tanta, tanta, qualità.

E non è solo per l’incredibile suggestione del luogo in cui si svolge lo spettacolo, forse una delle chiese più belle di Napoli (che lo spettatore attraverserà dall’oratorio, all’ipogeo), quanto per il lavoro drammaturgico che Borrelli ha realizzato sul tema: il Purgatorio a Napoli. “Opera pezzentella” è, in sintesi, un viaggio nei sette peccati capitali, che una truppa di anime “pezzentelle” è costretta a intraprendere in seguito a un misfatto che fa da prologo allo spettacolo: alcune di queste, infatti, non essendo più rinfrescate dai fedeli dal fuoco del Purgatorio decidono di rompere il sigillo ed evadere. Il Diavolo, o meglio la Morte, interpretato da un Borrelli in grande forma, gli impone di procuragli una vergine che attraversi i sette peccati e che costringa le anime a raccontare la loro terribile storia (anime che, per culto, sono solite ascoltare le disgrazie altrui). Solo così saranno salve.

Ora, per chi non conoscesse il culto delle “capuzzelle”, possiamo brevemente accennare che era una pratica molto diffusa a Napoli dal ‘600 in poi e che fu, dopo secoli, vietata a causa della sua natura intrinsecamente esoterica (oggi, invece, è stata riscoperta e diffusamente studiata per il suo enorme valore antropologico). Ma in cosa consisteva esattamente? Le ossa dei morti – sia della peste sia del colera – rimasti senza sepoltura e ammassati in fosse comuni, venivano “adottati” dai fedeli e rinfrescati dagli stessi in cambio di una o più grazie. Alcuni solevano realizzare delle piccole teche in marmo in cui collocavano per lo più i teschi e alcune ossa ben lucidate e pulite, apponendo in incisione i propri nomi e la dicitura: “Per grazia ricevuta”. Chiunque può vedere con i propri occhi diverse decine di questi resti sia nell’ipogeo della Chiesa del Purgatorio (durante le visite) sia in altri luoghi, tra cui raccomandiamo anche “Il cimitero delle Fontanelle” dove sono conservati addirittura migliaia di “capuzzelle”.

Dopo questa breve parentesi, lasciateci citare gli attori che partecipano a quello che in un primo momento sarebbe dovuto essere una sorta di “saggio” di fine laboratorio e che in breve tempo si è trasformato in uno spettacolo-evento, da tutto esaurito, e con richieste di biglietti che superano ogni aspettativa: Federica Altamura, Andrea Caiazzo, Riccardo Ciccarelli, Veronica D’Elia, Renato De Simone, Paolo Fabozzo, Enzo Gaito, Sara Guardascione, Isabella Lubrano, Lucienne Perreca, Sara Scotto Di Luzio. Undici talenti, nessuno escluso.

Visto l’ampio backstage video allegato, evitiamo di produrci in tediose riflessioni di natura critica. Basti soltanto dire che in questo nuovo progetto, che fa seguito a lavori intensissimi come “’Nzularchia”, "Napucalisse", “La Madre” o “’A Sciaveca”, Borrelli aggiunge alla sua “solita” vibrante scrittura (che ridefinisce stile e canoni della letteratura napoletana) una serie di elementi di regia che spostano, o meglio ampliano, il baricentro della sua ricerca che non ha più come cardine “solo” la lingua, ma trova nuove prospettive nella danza, nell’estetica, nella visionarietà a testimonianza di un percorso maturo e lucido che l’artista sta compiendo e di cui siamo ansiosi di vedere i prossimi sviluppi.

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