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Delitto di Garlasco, Cassazione: “Chiara Poggi uccisa con colpi rapidi di martello”

Pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna ad Alberto Stasi: “Ciascun indizio risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d’insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi oltre ogni ragionevole dubbio”.
A cura di Davide Falcioni
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"Ciascun indizio risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d'insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi oltre ogni ragionevole dubbio". Sono le parole utilizzate dai giudici della Cassazione nelle motivazioni della sentenza di condanna di Stasi per l'omicidio di Chiara Poggi, la sua compagna all'epoca del delitto, avvenuto il 13 agosto del 2007. Lo scorso dicembre era stata confermata dalla prima sezione della Cassazione la colpevolezza dell'imputato, condannandolo a 16 anni di reclusione.

Omicidio commesso con "rapidi colpi di martello"

Aveva 24 anni Alberto Stasi all'epoca dei fatti: secondo i magistrati nel commettere il delitto agì "con dolo d'impeto e senza alcuna programmazione preventiva": la sua condotta – riportano le motivazioni della sentenza – va inquadrata come una "risposta immediata o quasi immediata ad uno stimolo esterno". Secondo la Corte di Cassazione Chiara Poggi fu assassinata da Alberto Stasi con un’azione connotata da "un rapido susseguirsi di colpi di martello al capo della vittima, sferrati all’ingresso dell’abitazione, con rabbia ed emotività". L'orrendo delitto – secondo quanto rivelano i giudici – avvenne nel contesto "di un rapporto di intimità scatenante una emotività", come aveva affermato la Corte d’appello nelle motivazioni del processo-bis.

Respinta l'aggravante della crudeltà, come per il caso Parolisi

Nella sentenza emessa il 12 dicembre 2015 la prima sezione della Cassazione aveva confermato la condanna a 16 anni, respingendo il ricorso di Stasi e quello del procuratore generale di Milano che chiedeva proprio il riconoscimento dell'aggravante di crudeltà. A quest'ultimo proposito, i giudici citano il principio fissato nel processo a Parolisi per l'omicidio di Melania Rea. Stasi – scrivono i giudici – ha agito senza la volontà di "infliggere alla vittima sofferenze aggiuntive".

Indagini sul delitto di Chiara Poggi caratterizzate da "errori e superficialità"

Nelle motivazioni della sentenza i giudici sostengono comunque che l'andamento delle indagini sull'omicidio di Chiara Poggi, a Garlasco il 13 agosto 2007, fu "senz'altro non limpido, caratterizzato anche da errori e superficialità". Si tratta di un duro giudizio nei confronti del lavoro degli inquirenti, criticati per "la scelta ‘anomala' di non sequestrare nell'immediatezza la ‘bicicletta nera da donna' della famiglia Stasi"; la mancata acquisizione di tutte le bici della famiglia Stasi è senz'altro "un anello mancante". Ma – secondo il collegio – nel vagliare gli indizi che hanno portato a ritenere Stasi colpevole ‘oltre ogni ragionevole dubbio', la Corte d'appello di Milano nel processo bis si è correttamente fatta carico della "mancanza di tale tassello", valorizzando gli altri elementi.

In generale, nelle 115 pagine delle motivazioni redatte dal giudice Rosa Pezzullo, la Cassazione mette in rilievo il percorso logico sul quale la Corte d'appello di Milano ha fondato la condanna nel processo bis. In primo luogo Chiara Poggi è stata uccisa da una "persona conosciuta, arrivata in bicicletta", che lei stessa ha fatto entrare in casa. Chi vi ha fatto ingresso conosceva bene la villetta, "come desumibile anche dal percorso effettuato all'interno delle stanze del piano terra". Stasi – spiegano i giudici – "ha fornito un alibi che non lo elimina dalla scena del crimine nella finestra temporale compatibile" con l'omicidio. L'allora 24enne studente della Bocconi, "ha reso un racconto incongruo, illogico e falso, quanto al ritrovamento del corpo senza vita della fidanzata, sostenendo di aver attraversato di corsa i diversi locali della villetta per cercare Chiara; sulle sue scarpe – evidenziano – tuttavia non è stata rinvenuta traccia di residui ematici, nè le macchie di sangue sul pavimento sono risultate modificate dal suo passaggio".

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