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Delitti “Ludwig”: torna libero Abel, uno dei serial killer che ha insanguinato l’Italia

Wolfang Abel era già in libertà vigilata dopo essere stato scarcerato. Arrestato nel 1984 e condannato a 27 anni di carcere come mente del gruppo neonazista Ludwig che proponeva la folle idea di ripulire il mondo da prostitute, barboni, omosessuali e tossicodipendenti, si è sempre proclamato innocente.
A cura di Antonio Palma
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Con la decisione del giudice di sorveglianza di Verona torna definitivamente libero Wolfang Abel, uno dei più famosi serial killer italiani che ha insanguinato il nostro Paese negli anni '70 e '80.  Condannato a 27 anni di carcere assieme all'amico Marco Furlan per la catena di delitti rivendicati in quegli anni dalla sigla neonazista "Ludwig", Abel da tempo era uscito dal carcere ma doveva ancora sottostare all'obbligo di firma, ultima misura cautelare rimasta nei suoi confronti a causa della pericolosità sociale riconosciuta dai giudici. Una misura ora definitivamente cancellata dal Tribunale di sorveglianza di Verona competente per territorio. Abel, che ora ha 57 anni, infatti da tempo si è trasferito in una casa di Arbizzano, nel territorio del comune di Negrar, sulle colline veronesi.

Nella stessa casa di famiglia, a Monterico di Arbizzano, aveva scelto di trascorrere il periodo degli arresti domiciliari, concessi dopo la scarcerazione del 2009. Infine per lui era arrivata la libertà vigilata. Wolfgang Abel ora però torna a essere a tutti gli effetti un uomo libero. "Sono Contento. Era da anni che mi rifiutavano il ritorno in libertà. Continuavano ad accusarmi di rappresentare una persona pericolosa per l’intera società. La verità è che le cose non sono mai state così: non sono mai stato un pericolo, finalmente un perito l’ha messo per iscritto" ha dichiarato il 57enne dopo aver appreso della decisione del Tribunale.

Entrambi figli della buona borghesia veronese e brillanti studenti, Furlan e Abel si erano conosciuti sui banchi di scuola alle superiori. Frequentandosi con un altro gruppo di giovani avevano poi sviluppato la folle idea di ripulire il mondo da prostitute, barboni, omosessuali, tossicodipendenti e preti "peccaminosi", ma anche da discoteche e cinema a luci rosse. Il primo omicidio accertato avvenne il 25 agosto del 1977, quando un senzatetto venne bruciato vivo a Verona. Da allora i due si sono lasciati alle spalle una lunga scia di sangue spesso usando il fuoco contro le loro vittime, in tutto 15 persone. Delitti all'apparenza scollegati tra loro ma che nel 1980 i due decisero di rivendicare per la prima volta col nome di Ludwig inviando una lettera  anonima ai giornali con simboli nazisti e incitazioni al nazismo.

Dopo aver imperversato nel nord Est Italia, negli anni '80 iniziarono a prendere di mira locali e cinema hard anche all'estero incendiando ad esempio un sexy club di Amsterdam e una discoteca di Monaco di Baviera. Proprio durante l'ultimo colpo, mentre tentavano di incendiare la discoteca «Melamara» di Castiglione delle Stiviere il 3 marzo 1984, furono sorpresi e arrestati.  Quando fu fermato Abel aveva 25 anni. Si è sempre dichiarato innocente e ancora oggi si dice "vittima di una persecuzione", assicurando: "Sono convinto di essere diventato un capro espiatorio per le mie origini tedesche. Ho espiato fino all’ultimo giorno di pena, sono stato condannato e ho pagato per crimini che non ho mai commesso".

Marco Furlan, era stato già liberato nel 2010 dopo aver scontato 13 anni nel carcere di Opera a Milano, ma ormai i loro destini si sono separati. "Non abbiamo litigato, ma le nostre strade si sono divise, non ci siamo più sentiti e non siamo rimasti in contatto" ha spiegato Abel che ora trascorre le sue giornate da libero professionista come consulente informatico. Il 57enne però non rinuncia al suo passato e insinua nuovi sospetti: "Non ho ancora detto tutto, vorrei fare delle dichiarazioni ma aspetto che gli inquirenti mi diano l’ok. Mi hanno interrogato, ma c’è anche dell’altro, segreti che non posso ancora svelare…".

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