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Decreto lavoro, il Governo ottiene la fiducia alla Camera

Il Nuovo Centrodestra ha annunciato che voterà la fiducia alla Camera, ma al Senato proverà a cambiare il decreto.
A cura di D. F.
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Ore 17:00 – Via libera dell'Aula della Camera dei deputati alla fiducia al decreto Lavoro del ministro Poletti. I sì sono stati 344, con la maggioranza che ha retto compatta e che si appresta ora la voto finale sul provvedimento. Intanto il leader del Nuovo Centrodestra ha minimizzato le fratture emerse in mattinata, spiegando che il Governo non rischia nemmeno nel delicato passaggio parlamentare al Senato della Repubblica.

E' il giorno della fiducia alla Camera sul decreto lavoro: per il premier Matteo Renzi non dovrebbero esserci sorprese, anche se al Senato la situazione potrebbe cambiare radicalmente. Ago della bilancia è il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, che non ha nascosto i malumori e – pur assicurando la fiducia a Montecitorio – ha annunciato che a Palazzo Madama darà battaglia per riportare il decreto al testo iniziale, privo delle modifiche imposte dal partito Democratico in Commissione Lavoro. Per il centrodestra sarà un'impresa difficile, anche se al Senato  i suoi voti sono determinanti perché la maggioranza non si spacchi. Intanto Alfano ha annunciato che oggi il suo partito voterà a favore "per senso di responsabilità", anche se la battaglia è tutt'altro che finita.

Intervistato dal Tg1, intanto, il primo ministro ha minimizzato, parlando di "dettagli" proposti da chi "è in campagna elettorale: a noi interessa governare e pensare agli italiani". Al centro della contesa, come detto, le modifiche apportate in commissione Lavoro da quelli che vengono considerati uomini del PD molto vicini alla CGIL. Lo stesso ministro del lavoro ieri ha rassicurato: "Le distanze sono minime, l’accordo è a portata di mano: in Senato continueremo il confronto. L’importante è non perdere tempo viste le aspettative che si sono create tra le imprese, anche a livello internazionale".

 Due i punti critici: l'apprendistato e la modifica delle norme sui contratti a termine. Nel primo la legge prevede un tetto di assunzioni degli apprendisti del 20% (prima era il 30%). Per quanto riguarda i contratti a termine invece si passa dai 12 mesi di durata massima di quelli stipulati senza una precisa causale (legge Fornero) ai 36 del "decreto lavoro", con un tetto massimo di 5 rinnovi (anziché otto, come previsto inizialmente). Il Nuovo Centrodestra sostiene che le norme siano troppo rigide, mentre dall'altra parte la CGIL contesta il tetto troppo alto dei 36 mesi nella durata dei contratti a termine. L'equilibrio potrebbe essere quello proposto da Cesare Damiano: 24 mesi di durata massima e da 5 a 4 proroghe del contratto.

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