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Opinioni

Debito, tasse e pensioni: a Bruxelles si decide il prezzo della salvezza della Grecia

L’Eurogruppo approva la riforma fiscale e delle pensioni greca, e apre sul taglio del debito. Ma il rischio default è ancora reale.
A cura di Michele Azzu
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Si è concluso a Bruxelles il meeting dell’Eurogruppo, i 19 ministri delle finanze dei paesi dell’Unione Europea. Ancora una volta, per decidere del destino finanziario della Grecia, poco meno di un anno dopo i fatti che costrinsero il paese ad approvare un accordo durissimo per ottenere il salvataggio ed evitare il default. Gli argomenti di cui si è discusso oggi a Bruxelles sono stati diversi:

  • La riduzione del debito greco, ritenuto ormai insostenibile – è il 180% del PIL – dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) ma a cui la Germania continua ad opporsi.
  • Capire se la Grecia è riuscita – come conferma anche il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker – a completare i termini dell’accordo per procedere alla prossima tranche di pagamenti alla BCE di 3.5 miliardi di euro a luglio (e dunque ottenere la nuova rata di aiuti di 5 miliardi).
  • Si è discusso, inoltre, delle misure approvate solo poche ore fa dalla Grecia, che completano il ciclo di riforme chieste dall’Europa sul taglio delle pensioni, l’aumento dell’Iva e delle tasse.

L’Eurogruppo ha accolto positivamente la riforma appena approvata dalla Grecia su tasse e pensioni. Sulle misure contingenti c’è una nuova proposta di legge – quella greca rimaneggiata dall’eurogruppo – che dovrà essere approvata dal governo greco. I commissari europei Pierre Moscovici e Jeroen Dijsselbloem hanno fatto capire che c’è stata un’apertura sulla riduzione del debito greco nel 2018, prevista dall’accordo dell’anno passato, ma ancora lontana dal realizzarsi (e bisognerà capire in che modo).

Il ministro dell’economia greco Euclid Tsakalotos ha affermato che: “Si è trattato di un meeting molto buono”. Ma quale futuro si prospetta per la Grecia? È possibile che torni il rischio default e una crisi simile a quella di un anno fa? Proviamo a rifare i conti. Il piano stipulato l’anno scorso dall’UE costringe la Grecia a dei traguardi praticamente impossibili: un surplus primario delle finanze pubbliche al 3.5% per il 2018. Ci sono i 3.5 miliardi da pagare a luglio, come si diceva.

Oltre questi l’FMI ha fatto una nuova richiesta al governo di Alexis Tsipras: assicurare ora, preventivamente, una serie di misure contingenti che possano garantire altri 3 miliardi di tagli alle finanze pubbliche. Una ulteriore misura d’emergenza nel caso la Grecia non riesca a rispettare gli obiettivi, che però è ritenuta incostituzionale: “È una misura che nessun paese approverebbe”, ha commentato il presidente del consiglio europeo Donald Tusk.

NUOVE TASSE E RIFORMA DELLE PENSIONI. Il meeting dell'Eurogruppo si è concentrato su quanto accaduto domenica 8 maggio nel parlamento greco, quando il governo di Syriza ha approvato in extremis un pacchetto di provvedimenti su pensioni e tasse, con l’obiettivo di rispettare le richieste che permetteranno di portare a casa le prossime tranche di aiuti dall'Europa, ed evitare un nuovo rischio default della Grecia.

La riforma è stata approvata dopo un dibattito lungo due giorni, e con una maggioranza risicata: 153 voti favorevoli contro 144 contrari. Un pacchetto che vale 5 miliardi di euro, proprio come richiesto da Europa e FMI. Una riforma che ha portato in piazza tra Atene e Salonicco circa 25mila persone a manifestare (e ci sono stati anche scontri con le forze dell’ordine).

I greci temono che ancora una volta il peso dell’austerità ricadrà sul ceto medio in crisi e i più poveri, sui giovani e i lavoratori come già accaduto negli anni passati. Negli ultimi cinque anni il reddito pro-capite greco è sceso del 28%, con una disoccupazione generale del 30% mentre per i giovani la cifra supera il 50%. L’economia del paese, nel suo complesso, si è contratta del 25%.

Ma Tsipras sostiene che questa volta non andrà così. “Il 90% degli assegni previdenziali non sarà toccato”, ha affermato il premier greco, “Abbiamo spostato il peso della crisi su chi può permettersi di pagare un po’ di più”. Le misure approvate in questa riforma prevedono un aumento delle tasse di circa 3.6 miliardi di euro. L’Iva aumenta dal 23% al 24%. Ai redditi più alti è stata inasprita la “tassa di solidarietà”.

Sulle pensioni, invece, il governo Tsipras è riuscito a giocare la carta dell’introduzione di una nuova pensione minima di 384 euro per chi ha lavorato 20 anni. Un provvedimento di sinistra, che dovrebbe calmare un po’ gli animi dell’opinione pubblica. Dall’altro lato, però, si sono tagliati gli assegni supplementari delle pensioni per la cifra di 1.8 miliardi, assieme alle pensioni più elevate e sono aumentati i contributi previdenziali. Secondo l’analisi dell’emittente Al Jazeera, inoltre, in questo modo si porterebbe la pressione fiscale al 55% per i professionisti.

COSA CHIEDONO FMI E GERMANIA. Sembra di assistere alla tattica degli interrogatori nota come: “poliziotto buono e poliziotto cattivo”, in cui i ruoli diversi nascondono una strategia comune. Le due posizioni, in questo caso, sono quelle dell’FMI e della Germania. L’FMI, per esempio, chiede da tempo che l’Europa provveda a un taglio del debito greco, che dovrebbe scendere al 120% del PIL dal 180% attuale. Mentre l’avanzo di bilancio dal 3.5% per il 2018 dovrebbe essere portato a un più realistico 1.5%.

Al tempo stesso, però, è l’FMI ad aver chiesto espressamente che la Grecia adottasse, oltre alle misure appena attuate del valore di 5 miliardi, un ulteriore pacchetto d’emergenza di 3 miliardi. Misura su cui la Germania concorda, rimanendo però contraria al taglio del debito. Allo stesso tempo, la Germania chiede che l’FMI rimanga nelle trattative, mentre la Grecia ne farebbe volentieri a meno e preferirebbe – come ha provato a fare nei giorni scorsi senza successo – trattare con BCE e Commissione Europea.

IL TAGLIO DEL DEBITO GRECO. Il problema, però, è che senza un taglio del debito, di cui si discute ormai da anni, si prospettano duri contraccolpi politici per il governo di Alexis Tsipras, che ha già passato due elezioni politiche negli ultimi due anni. L’analisi del Wall Street Journal non vede positivamente, però, le probabilità che questo avvenga: “Il debito greco potrebbe crescere fino al 258.3% del Pil per il 2060 o scendere fino al 62.6%”, spiega il giornale finanziario americano, e questa evidente difficoltà ad avere proiezioni certe non favorisce la riuscita di un taglio del debito.

Ma proprio la questione del taglio del debito sembra essersi aperta oggi, per la prima volta, al meeting dell’Eurogruppo. “È un grande sollievo che si sia parlato finalmente del debito”, ha commentato il ministro greco Tsakalotos. Potrebbe essere, finalmente, quella svolta positiva che il governo di Tsipras e il popolo greco, sfiancato dall’austerity, aspetta da anni. Ma è ancora presto per parlarne. Il prossimo appuntamento è il 24 maggio.

E fra la riduzione del debito e il rischio di un nuovo default la strada è ancora aperta ad ogni possibilità.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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