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Ddl lavoro approvato alla Camera, la riforma del lavoro è legge

La Camera dei deputati, dopo i quattro voti di fiducia al Governo, ha definitivamente approvato il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro già passato al Senato.
A cura di Antonio Palma
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Ddl lavoro approvato alla Camera, la riforma del lavoro è legge

La Camera ha approvato il disegno di legge sulla riforma del lavoro con 393 voti favorevoli, 74 contrari e 46 astenuti. Il voto definitivo è arrivato dopo un tour de force iniziato ieri pomeriggio e che ha portato i deputati a votare prima due dei quattro articoli su cui il Governo aveva chiesto la fiducia, e stamani a riprendere i lavori sugli altri due articoli, e sugli ordini del giorno al ddl lavoro. L'esame dell'Aula è proseguito questo pomeriggio con la discussione generale sul provvedimento, concludendosi soltanto con il voto finale. La definitiva riforma del lavoro era stata presentata dal Ministro Fornero ad aprile, dopo diversi colloqui con le parti sociali che, però, alla fine si erano detti insoddisfatti dei risultati raggiunti. Proprio a causa di molti malumori, anche all’interno dei partiti che l’hanno votata, il Presidente del Consiglio e la stessa Fornero hanno promesso cambiamenti  che saranno discussi nei prossimi mesi in quanto l’obiettivo del momento è quello di mantenere le promesse con i partner europei.

Richieste di modifiche da parte di tutti i partiti – Richieste di modifiche e di discussioni future sono arrivate anche durante le dichiarazioni di voto finali, nonostante sia stato ribadito la necessità per l’Italia di una riforma del mercato del lavoro e i punti forti di questa legge. Chiaramente a votare contro Idv e Lega, Di Pietro ha definito il governo Monti dei “sobri ricattatori” che chiedono un “voto truffaldino” sia nei confronti degli italiani che dell’Europa, perché "si vuol far credere che qualcosa stia cambiando quando in realtà già si ha in mente di cambiare la legge perché sbagliata". Per il leader dell’Idv  con questa legge c’è stato solo “un accanimento sull’articolo 18” indebolendo ulteriormente i lavoratori. Altrettanto critica la Lega che ha ribadito l’inutilità di approvare una legge che “da domani si vuole cambiare”, una legge “che nessuno vuole”e che secondo Fedriga porterà solo “maggiore disoccupazione e lavoro nero”.

Anche sul fronte del sì molti distinguo – Sul fronte del sì chiaramente una maggioranza trasversale anche con i dovuti distinguo. Della Vedova di Fli ha ricordato, in risposta a di Pietro, che cambiare delle cose in corso d’opera, e non l’impianto della legge, è un segno di serietà da parte de l Governo e non indecisione. Dello stesso avviso anche Galetti dell’Udc che, inoltre, ha ricordato come grazie a questo governo l’Italia ha guadagnato credibilità in Europa, perché ha fatto una serie di riforme strutturali che sono la strada giusta per risolvere la crisi. Per il Pd una giovane Madia ha ricordato come la legge,  nonostante punti da migliorare, ha fatto grandi passi avanti per contrastare l’eccessiva precarietà che ha caratterizzato fortemente il lavoro degli attuali trentenni, rivendicando il diritto dei giovani alla non precarietà e alla flessibilità senza regole. Discorso molto diverso quello di Cicchitto, capogruppo del Pdl, che nel dichiarare il voto favorevole alla riforma parla di “ferita” prodotta da una legge squilibrata soprattutto a causa di misure che sono andate a ridurre i provvedimenti sull’art. 18 come richiesto dal Pd, senza aggiustamenti sul lato della flessibilità in entrata e dei contratti. Per questo ha stilato una lista di sette punti da prendere necessariamente in considerazioni per una prossima modifica del ddl lavoro avvertendo che in caso contrario il Pdl non appoggerà più l'Esecutivo.

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