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Davide Acito, l’attivista italiano che compra (e salva) i cani dal Festival di Yulin

Davide Acito è il fondatore dell’associazione Action Project Animal e dal 2016 si reca a Yulin per salvare quanti più animali possibile. Ha spiegato quanto costa in media ogni animale, come avvengono i contatti con gli autisti dei camion e i rischi di questa missione.
A cura di Susanna Picone
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Anche quest’anno il 21 giugno, nonostante le polemiche, è iniziato il tristemente noto festival della carne di cane di Yulin, in Cina. Una manifestazione durante la quale, seguendo quella che viene definita “tradizione”, si mangia principalmente carne, appunto, di cani e gatti. Animali che vengono ammassati in minuscole gabbie in attesa di trovare una (atroce) morte, sgozzati, scuoiati e anche bolliti vivi. Un orrore che spinge ogni anno tantissimi attivisti a darsi appuntamento tra le strade di questa città della Cina. Tra questi c’è anche un italiano che si chiama Davide Acito e che ha meglio spiegato il suo lavoro in Cina durante un colloquio telefonico con il Corriere della Sera. L’attivista italiano, fondatore dell’associazione Action Project Animal, per il secondo anno consecutivo è volato in Cina per comprare, e quindi strappare alla morte, quanti più animali possibile destinati al Festival di Yulin. Davide parla di un crimine contro gli animali e dice di non accettare quello che accade in Cina: “Gli animali subiscono un trasporto di migliaia di chilometri in condizioni spaventose, schiacciati in minuscole gabbie. Stremati e feriti da questi viaggi, arrivano traumatizzati e spesso non sopravvivono neanche al festival. Molti hanno arti fratturati, ferite profonde. Oltre a tutto ciò, che è già insopportabile, li attende una morte orrenda: sgozzati nel migliore dei casi, scuoiati o bolliti vivi nel peggiore. Tutto per l’assurda credenza popolare che se l’animale agonizza in sofferenza, la sua carne sarà più tenera da mangiare”.

L’attivista ha detto di trovarsi a Yulin con un amico documentarista dal 17 giugno ma di lavorare ormai da un anno al suo progetto. “Ho girato molti posti in Italia per raccontare quello che succede in questi giorni e ho raccolto le offerte di tutti coloro che volevano dare un contributo per permettermi di acquistate più cani possibile. Sono arrivato a 23 mila euro, interamente destinati a quest’iniziativa”, ha detto spiegando di comprare cani e gatti, di trasportarli fino al rifugio di madame Yang a Tianijin, e di provvedere alle loro cure e al loro sostentamento. Alla domanda sui costi di questa operazione ha spiegato che in media solo per l’acquisto e il trasporto servono 56 euro ad animale e che il prezzo cambia ovviamente a seconda del peso. “È così che funziona: grazie ai contatti locali che fanno da tramite, individui i camion che arrivano dal Vietnam e trasportano cani e gatti, direttamente dalle farm dove vengono allevati. Dopo una contrattazione sul prezzo, ci si accorda sul luogo dove avverrà lo scambio”, ha spiegato ancora parlando di una operazione concordata con un autista che ha accettato di vendere i suoi animali. L’attivista ha detto di sperare di riuscire a far conoscere quello che accade nella città cinese ma ha ammesso che è sempre più difficile documentare come avvengono le vendite al pubblico in quanto sono controllatissimi.

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