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Danza: febbraio è il mese di John Neumeier

In questo febbraio 2017 il settantacinquenne coreografo americano è tornato in Italia ed oggi festeggia il suo compleanno da leggenda vivente del balletto contemporaneo.
A cura di Massimiliano Craus
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"La Dame aux camélias" di John Neumeier, ph. Damir Yusupov
"La Dame aux camélias" di John Neumeier, ph. Damir Yusupov

John Neumeier è nato a Milwaukee, nel bel mezzo del lago di Michigan e non troppo lontano da Chicago. La "normale" vita di cittadino americano è però stata interrotta dall'appassionata lettura di un libro su Vaslav Nijinskij con un cambio di registro repentino che l'ha condotto al cospetto di una sbarra. I primi passi a stelle e strisce non sono stati evidentemente sufficienti e così il giovane John si trasferisce nella più preparata Europa, al confine tra il Mar Baltico ed il Mare del Nord danese prima dell'accesso alla londinese Royal Ballet School. La preparazione culturale di John Neumeier è stata tuttavia scandita dalla successiva laurea in letteratura inglese e teatro alla Marquette University di Milwaukee.

Il colpo di fulmine tra John e Tersicore si consumò però nel 1963 a Londra con la diva Marcia Haydée nelle vesti di talen scout. In quell'occasione l'etoile segnalò il suo nome al geniale coreografo John Cranko, allora direttore della compagnia del Balletto di Stoccarda, con il seguito che tutti noi conosciamo fino al 1969. Giunto in Germania, l'allora giovane ballerino di Milwaukee si è subito distinto per le doti coreografiche, cominciando a lavorare anche da indipendente per poi essere nominato direttore del Balletto di Francoforte per il quadriennio fino al 1973. Qui il doppio ruolo non scalfisce la mano creativa di John Neumeier, impegnato soprattutto nella rivisitazione personalissima dei classici quali "Lo Schiaccianoci", "Romeo e Giulietta" e "Dafni e Cloe".

Il crocevia tra la direzione del Balletto di Francoforte e la leggenda del suo nome è senz'altro la nomina di direttore del Balletto di Amburgo nel 1973. Il coreografo americano, ormai tedesco d'adozione, ha indicato ed indica tuttora i verso della sua compagine sempre più d'autore ma con più di uno sguardo volto al di là del proprio teatro, fondato addirittura nel lontano 1678 a dimostrazione della fervida tradizione artistica e culturale della città. E non fu scelto a caso il nome di John Neumeier, in sostituzione di Peter van Dyk, per emancipare ulteriormente il già esigente pubblico del Balletto di Amburgo. Le referenze di uomo di cultura poliedrico e versatile facevano del coreografo americano il migliore nome possibile per una svolta epocale compiuta nel segno di una moderna tradizione.

"La Dame aux camélias" di John Neumeier, ph. Damir Yusupov
"La Dame aux camélias" di John Neumeier, ph. Damir Yusupov

Ad Amburgo la stella di John Neumeier s'illumina sempre più di luce propria ed altrui, con un inequivocabile attestato di stima su tutti: Maurice Béjart realizza nel 1984 una coreografia da "Les Chaises" di Eugène Ionesco appositamente per John Neumeier e la sua musa ispiratrice Marcia Haydée come danzatori. Lo spettacolo venne portato in tournée a Bruxelles, New York, Zurigo, Buenos Aires, San Paolo, Rio de Janeiro, Tel Aviv, Tokyo, Berlino, Essen, Dresda, Parigi e Copenaghen. E John Neumeier, per gratitudine, decise di dedicare in seguito allo stesso guru Maurice Béjart il suo balletto "La signora delle Camelie", ripreso naturalmente dal celebre romanzo di Alexandre Dumas figlio del 1848.

Nessuno meglio di Marinella Guatterini ha saputo descriverci il libretto della messinscena coreografica de "La Dame aux camélias" di John Neumeier sulle pagine del best-seller "L'ABC del Balletto" edito da Mondadori:

a Marguerite, la demi-mondaine dalla pelle di porcellana di John Neumeier, tocca la stessa, triste sorte della Violetta di "Traviata": quante volte il balletto dell'Ottocento ha inseguito i soggetti dell'opera e li ha fatti propri! Ma l'affascinante "Dame aux camélias" del coreografo Neumeier è un dance-drama del nostro tempo: è una storia nota che la danza trasfigura nelle evanescenze di un flash-back cinematografico. E poiché tutto resuscita nel ricordo di Armand, il giovane che Marguerite amava ma a cui ha dovuto rinunciare, il balletto non è avvolto dal sanguinoso Giuseppe Verdi bensì dal meditativo Chopin. Il pianismo di preludi, sonate e ballate è prestato ai duetti dei due amanti, il sinfonismo dei concerti alle scene corali. Quelli spezzano e disarticolano l'abituale dinamica classica dei pas de deux con rotazioni, tuffi e mulinelli a terra – quasi una fuga verso il turbinio della passione – , questi restituiscono le movenze gentili, da "Déjeuner sur l'herbe" di Manet, ma senza celare, nel plastico divenire coreografico, le falsità e le ipocrisie di una società che condanna Marguerite, per la quale Neumeier parteggia, ancor prima che la tisi la strappi alla vita.

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