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Dai mosaici di Ravenna alle opere di Beato Angelico: i musei ecclesiastici cambiano volto

I Musei Ecclesiastici entrano a tutti gli effetti nel piano di tutela e valorizzazione messo in atto dal Mibact: si tratta di luoghi unici, imperdibili, da riscoprire e valorizzare.
A cura di Federica D'Alfonso
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Cappella arcivescovile di Sant'Andrea, Museo Arcivescovile, Ravenna
Cappella arcivescovile di Sant'Andrea, Museo Arcivescovile, Ravenna

Il 26 ottobre il Mibact ha firmato un accordo di collaborazione con l'Amei, l'Associazione Musei Ecclesiastici italiani: si tratta di una svolta significativa per la tutela di un patrimonio che rischiava di essere, in quanto considerato “separato” da quello tradizionale, trascurato. Ed è un ulteriore passo in avanti nella riforma del sistema museale italiano: grazie all'accordo, i musei ecclesiastici vengono a tutti gli effetti inseriti nel Sistema Museale Nazionale, e potranno beneficiare di azioni condivise di tutela e valorizzazione.

Diocesi, parrocchie, santuari, congregazioni e ordini religiosi, i quali da secoli custodiscono alcuni dei tesori più preziosi della nostra storia e della nostra cultura, non saranno più entità distaccate dalle realtà museali nazionali. "L'accordo è la cornice in cui poter collaborare in una direzione comune", ha spiegato il ministro Franceschini a riguardo. "Non si tratta di un semplice fatto formale ma di un’intesa che giunge dopo anni di lavoro, tappa importante verso la creazione del Sistema museale nazionale. Un sistema integrato dal punto di vista della valorizzazione e della promozione".

Su tutto il territorio nazionale si contano infatti oltre 600 musei ecclesiastici, che rappresentano il 20% delle istituzioni museali italiane. In termini statistici, parlare dei musei ecclesiastici, significa parlare di una grossa fetta della nostra arte e della nostra cultura da valorizzare. Ma in termini concreti, vuol dire avere dinanzi agli occhi un patrimonio di immenso valore, molte volte non adeguatamente valorizzato: ecco tre esempi dei tesori conservati dai musei ecclesiastici che, grazie a questo accordo, troveranno nuovi mezzi e nuovi linguaggi di valorizzazione.

La Memoria del Mondo, a Rossano Calabro

Il "Codex Purpureus Rossanensis", conservato nel Museo Diocesano di Rossano Calabro
Il "Codex Purpureus Rossanensis", conservato nel Museo Diocesano di Rossano Calabro

Uno dei tesori più pregiati del cristianesimo si trova a Rossano Calabro: inserito dall'Unesco nella lista dei testi Memoria del Mondo, il “Codex Purpureus” è uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento conservato al giorno d'oggi. Le inconfondibili pagine rossastre risalenti al VI secolo, con testi vergati in oro e argento e arricchite da preziosissime miniature, sono conservate nel Museo diocesano e del Codex della città calabrese, nato per volere dell'arcivescovo Giovanni Rizzo nel 1952. Una storia lunga e affascinante, quella che lega queste terre al cristianesimo e alla cultura bizantina, presente nel territorio fin dal X secolo.

Foglio miniato raffigurante l'ingresso di Gesù a Gerusalemme
Foglio miniato raffigurante l'ingresso di Gesù a Gerusalemme

Il manoscritto neotestamentario custodisce un particolare che lo rende unico nel suo genere: sono queste le prime pagine in cui compare la rappresentazione figurata di Pilato, canuto, e raffigurato dapprima mentre riceve Cristo e poi nell'atto di pronunciare la condanna a morte.

Il capolavoro dell'Annunciazione, a Cortona

Beato Angelico, l'Annunciazione di Cortona
Beato Angelico, l'Annunciazione di Cortona

L'Annunciazione di Beato Angelico è probabilmente una delle opere più rappresentative della nascente cultura rinascimentale. La famosissima tavola è custodita al Museo del Prado di Madrid: pochi sanno però, che un'eccezionale versione, probabilmente precedente a quella più conosciuta, è conservata presso il Museo Diocesano di Cortona. Anzi, l'Annunciazione di Cortona viene indicata come il primissimo capolavoro dell'artista, che fece da modello alle successive versioni dipinte della scena, anche a quelle di altri artisti (come Botticelli).

A Ravenna, i tesori dell'Impero d'Oriente

Cappella arcivescovile, Ravenna
Cappella arcivescovile, Ravenna

Ravenna è un ponte che collega la storia antica occidentale all'Oriente. Splendente all'epoca di Giustiniano, la città conserva ancora una storia e una cultura forse uniche nella penisola: testimonianze importantissime del sincretismo culturale e religioso, a cavallo fra cristianesimo e arianesimo, sono ancora incastonate nei magnifici mosaici che arricchiscono le bellissime basiliche di San Vitale e il Mausoleo di Galla Placidia, solo per citarne alcune.

Ma un altro tesoro preziosissimo è custodito nel Palazzo Arcivescovile: si parla ovviamente della meravigliosa Cappella Arcivescovile di Sant'Andrea, dichiarata nel 1997 “Patrimonio dell'Umanità” dall'UNESCO. I mosaici, risalenti al V secolo, raffigurano “Gesù Cristo vincitore che calpesta un leone ed un serpente” e i “Quattro angeli che sorreggono il monogramma di Cristo” arricchiscono quella che è l'unica cappella cristiana giunta fino a noi.

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