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Da gennaio tutti i cittadini francesi sono donatori di organi: silenzio-assenso è legge

A partire dal primo gennaio 2017 i francesi contrari alla donazione dei propri organi e tessuti devono manifestare la propria volontà esplicitamente. Diversamente, il rifiuto dei familiari non sarà più vincolante.
A cura di Susanna Picone
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Cambiano le regole sulla donazione degli organi in Francia. Dal primo gennaio 2017 è possibile procedere all'espianto, dopo la morte, se la persona deceduta non ha espresso il suo rifiuto con l'iscrizione in un apposito registro, anche senza che ci sia il consenso dei familiari. La riforma della sanità ha in questo modo reso più semplici le procedure della donazione degli organi in base al principio del presunto consenso. Serve insomma un esplicito rifiuto che può essere espresso sia con l'iscrizione all’apposito “Registro dei rifiuti” oppure affidando a un parente un documento in cui si dichiara la propria volontà contraria all'espianto. È anche possibile il rifiuto parziale e cioè la volontà di donare solo alcuni organi o tessuti. Secondo quanto riportato dal britannico Guardian, i cittadini francesi che hanno scelto di segnare il loro nome sul registro sono attualmente 150mila.

Come funzionava prima in Francia – Con questa riforma la Francia si allinea alla normativa già approvata e operativa in altri Paesi europei come Spagna e Austria, dove non è necessario esprimere il consenso alla donazione degli organi per diventare donatori. Il sistema in vigore in Francia fino al vecchio anno prevedeva comunque il “Registro dei rifiuti”, ma ai parenti veniva chiesta l'autorizzazione per i non iscritti. Secondo l'autore dell'emendamento alla legge che ha introdotto le novità al via quest’anno, il più delle volte i familiari decidevano sull'onda dell'emozione e spesso si pentivano di quanto deciso. Una volta su tre, secondo i dati, i familiari del defunto rifiutano di donare gli organi e, secondo dei dati forniti dal quotidiano Le Monde, c'è una grossa differenza tra le intenzioni dei francesi e la realtà: il 79% si dichiara infatti favorevole, ma solo nel 67% dei casi avviene l'espianto.

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