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Da Frida Kahlo a Tamara de Lempicka: cinque donne che hanno segnato la storia dell’arte

Un’arte memorabile, raffinata, tagliente, che ad alcune è valsa una fama lunga secoli che per altre dura ancora oggi. La storia, sia passata che presente, è costellata di donne che hanno trasformato i loro vissuti in sensibilità artistiche delle più alte: da Artemisia Gentileschi a Frida Kahlo, fino ad arrivare alla matrona dell’arte performativa Marina Abramovic, per l’8 marzo ecco cinque delle artiste più famose di tutti i tempi.
A cura di Federica D'Alfonso
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Dormeuse, Tamara de Lempicka
Dormeuse, Tamara de Lempicka

La storia dell'arte, sia passata che presente, è costellata di donne che hanno trasformato i loro vissuti in sensibilità artistiche delle più alte. Attraverso la pittura o l'arte performativa, alcune di loro hanno messo a nudo le proprie sconfitte e le proprie debolezze, altre hanno trovato nel linguaggio artisitico una rivalsa rispetto ai pregiudizi o alle violenze che le hanno accompagnate per gran parte della vita. In tutti i casi, è nata un'arte memorabile, raffinata, tagliente, che è valsa una fama lunga secoli e che dura ancora oggi. Da Artemisia Gentileschi a Frida Kahlo, fino ad arrivare alla matrona dell'arte performativa, Marina Abramovic, ecco cinque delle artiste più famose di tutti i tempi.

1. Menchu Gal: l'astrattismo raffinato

Autoritratto, Menchu Gal
Autoritratto, Menchu Gal

Menchu Gal è stata la prima donna del suo paese ad ottenere il "Premio nazionale di pittura", nel 1959: di origine basca, è cresciuta artisticamente fra Parigi e Madrid, e negli anni '40 del Novecento è stata un importante punto di riferimento per moltissimi artisti, entrando a far parte della "scuola di Madrid" insieme a Daniel Vazquez Diaz e Benjamin Palencia, dei quali era stata allieva.

La sua pittura d'avanguardia è stata scelta per rappresentare la Spagna alla Biennale di Venezia per ben tre anni, nel 1940, nel '50 e nel '56. Viene inserita nella stagione cubista, soprattutto per i dipinti dell'ultimo perioso; ma in generale Menchu Gal ha utilizzato spessissimo l'autoritratto e le nature morte, per dar forma alla fuga dall'oggettività del reale, caratterizzata da un'eleganza e una ricercatezza uniche.

2. Frida Kahlo, una pittura rivoluzionaria

Le due Frida, Frida Kahlo, 1939
Le due Frida, Frida Kahlo, 1939

Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón diceva di essere nata nel 1910, insieme a quella rivoluzione ispiratrice che iniziò in Messico proprio nel 1910 per concludersi nel 1917: "Sono nata con una rivoluzione. Diciamolo. È in quel fuoco che sono nata, portata dall'impeto della rivolta fino al momento di vedere giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita". In realtà Frida Kahlo era nata tre anni prima, a Coyoacán, da un padre ebreo di origini ungheresi e una madre messicana di origini spagnole e amerinde.

Una donna, un mito, un simbolo che ha raccontato indirettamente, attraverso la sua pittura, il Messico con i suoi paesaggi assolati e irreali, un Messico di rivoluzione e guerra ma anche di gioia e speranza, del quale Frida costituisce quasi "l'equivalente interiore".

"Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio": a soli 18 anni un incidente le cambia per sempre la vita, e trasforma quello che era un passatempo nella sua unica ragione di sopravvivenza. L'autobus su cui si trovava per andare all'università si scontra con un tram: nell'incidente muoiono tre persone, e e lei riporta gravissime ferite che la costringeranno all'immobilità per molto tempo. I genitori le regalarono un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che potesse vedersi, e dei colori: "non sono morta e, per di più, ho qualcosa per cui vivere; questo qualcosa è la pittura".

3. Artemisia Gentileschi, una Giuditta crudele

Giuditta decapita Oloferne, Artemisia Gentileschi (1612)
Giuditta decapita Oloferne, Artemisia Gentileschi (1612)

Chi penserebbe che sopra un lenzuolo studiato di candori e ombre diacce degne d'un Vermeer a grandezza naturale, dovesse avvenire un macello così brutale ed efferato. Ma, vien voglia di dire, ma questa è la donna terribile! Una donna ha dipinto tutto questo?

Numerosi critici d'arte, a partire dal Seicento, hanno descritto Artemisia Gentileschi come "l'unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura": in effetti per una donna, all'inizio del XVII secolo, dedicarsi alla pittura rappresentava una scelta non comune e difficile, ma non eccezionale. Prima di lei, tra la fine del ‘500 e l'inizio del ‘600, altre donne pittrici la loro attività: Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Lucrina Fetti, solo per citarne alcune. Ma Artemisia Gentileschi rappresenta l'esempio forse più alto di pittura caravaggesca a Napoli, anche fra i colleghi uomini: una pittura teatrale, drammatica, carica di pathos e profondamente intrisa di significati simbolici anche riconducibili alla sua vita travagliata.

Famosissima in questo senso la tela che raffigura Giuditta che decapita Oloferne, conservata al Museo nazionale di Capodimonte: impressionante per la violenza della scena che raffigura, è stata interpretata in chiave psicologica e psicoanalitica, come desiderio di rivalsa rispetto alla violenza subita. Pochi anni prima infatti, Artemisia era stata violentata.

4. Tamara de Lempicka, la baronessa dell'Art Déco

Dormeuse, Tamara de Lempicka
Dormeuse, Tamara de Lempicka

L'artista polacca, appartenente alla corrente dell'Art Déco, fu ospite di Gabriele D'Annunzio al Vittoriale, rifiutando con tenacia, si dice, i suoi continui tentativi di seduzione. I suoi quadri divennero manifesto degli anni '20 e '30, epoca che Tamara de Lempicka interpreta magistralmente imprimendo nelle tele anche la sua inusuale personalità.

Eclettica, eccentrica ma allo stesso tempo profondamente sensuale, Tamara è riuscita a inventare un nuovo linguaggio figurativo che veicola anche tutti quei nuovi ambiti di di cui si fanno portavoce i primi decenni del 1900: la fotografia di moda, la pubblicità e il mondo del cinema. Famosissima ancora oggi grazie ad un'ammiratrice d'eccezione: la pop star Madonna, che è divenuta una delle principali collezioniste delle sue opere e ha prestato i quadri della pittrice a musei e per l'organizzazione di eventi.

5. Marina Abramovic, la madre dell'arte performativa

The Biography Remix, 2005
The Biography Remix, 2005

La sua prima lezione di arte Marina la ebbe a 14 anni da suo padre: era il 30 novembre 1960, e avendo chiesto al genitore di comprarle dei colori, lui si presentò con un amico che cominciò col tagliare a caso un pezzo di tela, poi stesolo a terra vi gettò sopra colla, sabbia, pietrisco, bitume, colori vari dal giallo al rosso, poi dopo aver cosparso il tutto con trementina collocò un fiammifero al centro della composizione e lo fece esplodere, "Questo è il tramonto", disse. Marina non lo dimenticherà più.

Nel 1997 vince il Leone d'Oro alla Biennale di Venezia con l'esecuzione Balkan Baroque, un'opera performativa in cui l'artista serba ha denunciato con straordinaria ferocia la violenza subita dal suo popolo. Ma la performance più famosa è senz'altro quella del 2010 al MoMa di New York: "The Artist is Present”, in cui la Abramovic ha passato settanta giorni seduta di fronte al pubblico.

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