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D’Alema: “Renzi ci porterà a perdere, con lui non vinceremo mai le elezioni”

In un’intervista al Corriere della Sera, Massimo D’Alema sostiene che le politiche economiche attuate dal governo Renzi siano state deleterie per l’Italia e che non abbiano portato i risultati promessi e sperati. E per quanto riguarda il futuro del centrosinistra, l’ex presidente del Consiglio è convinto che non appartenga a Renzi, ma che anzi riproporre lui come leader porterebbe il Pd a perdere le elezioni.
A cura di Charlotte Matteini
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I guai del centrosinistra sono stati principalmente causati da Matteo Renzi. Così, in un'intervista concessa ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema torna ad attaccare il segretario del Partito Democratico uscito sconfitto dal referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. La débâcle elettorale non sarebbe da imputare a cause esterne, ma solo e esclusivamente a Matteo Renzi, che in questo modo ha inoltre aperto al ritorno del proporzionale e a un futuro governo di coalizione Pd-Berlusconi. "Non è che l’alternativa sarebbe stata migliore. Buona parte di questi guai li ha provocati Renzi. Diciamo le cose come stanno: la caduta di Renzi è stata costruita da lui stesso. È stato lui a imporre con tre voti di fiducia una legge elettorale incostituzionale, per poi dopo tre mesi considerarla anche sbagliata. È stato lui a impostare il referendum come un grande plebiscito sulla sua persona; dopo un’esperienza di governo fallimentare, nonostante il favore al di là di ogni ragionevole limite del sistema dell’informazione, almeno di quella ufficiale; che non mi pare abbia comunque avuto una grande influenza sull’esito finale del voto", spiega D'Alema.

Politiche economiche sbagliate, secondo l'ex presidente del Consiglio, che non hanno realmente giovato all'Italia. "Legga il rapporto del World Economic Forum, che non è un’organizzazione trotzkista. Su 30 Paesi industrializzati, l’Italia è quartultimo come crescita inclusiva, terzultimo come equità tra generazioni con trend in netto peggioramento negli ultimi due anni, per fare alcuni esempi". Secondo D'Alema, negli ultimi anni il Pil sarebbe cresciuto, di poco, non certo grazie a Renzi, ma perché trascinato da una sorta di inversione di tendenza innescatasi a livello mondiale. "Il segno è cambiato in tutto il mondo. Ma da noi la crescita economica è particolarmente bassa, mentre abbiamo una crescita impressionante delle disuguaglianze e della povertà, che si riflette nella geografia sociale del voto. Il Sì ha perso nelle periferie, al Sud, tra i giovani".

"Renzi dice tante cose che non hanno riscontro. In realtà, lui parla di elettori del Pd, mentre io parlo di elettori del centrosinistra, di cui una grande quota non vota più Pd. In pochi giorni abbiamo costituito 300 comitati: molti erano composti da persone di sinistra che non votavano più, e sono tornati alle urne per votare", prosegue l'ex presidente del Consiglio, aggiungendo: "Siamo stati tormentati per mesi da maître à penser secondo cui Renzi era insostituibile. Invece è arrivato Gentiloni e abbiamo avuto un presidente del Consiglio più garbato, più accettabile dagli italiani. E ne conosco altri, nel Pd e nel centrosinistra, in grado di svolgere efficacemente quel compito. Ripeto, nessuno è insostituibile. È un principio che a suo tempo ho applicato anche a me stesso".

Matteo Renzi non è il leader adatto a ricostruire o federare il centrosinistra italiano e anzi potrebbe portare il Pd a perdere rovinosamente le prossime elezioni, secondo D'Alema. "So che Renzi ci porterebbe a perdere le elezioni. Bersani ha detto giustamente che bisogna individuare un nuovo segretario del partito e un candidato del centrosinistra alla guida del Paese, proprio perché il Pd non appare più in grado di esprimere una vocazione maggioritaria. Questo richiede una personalità capace di rimettere insieme i riformisti" e Renzi "non mi pare la persona adeguata. Ormai è chiaro che con Renzi non vinceremo mai. Tra lui e una parte del nostro mondo si è determinata una rottura sentimentale, difficilmente recuperabile. Lui insiste sui ballottaggi; ma oggi il Partito democratico è un partito isolato. L’unica mano tesa verso il Pd è quella di Berlusconi, che ha bisogno del governo contro la scalata di Vivendi: do ut des. Ma non credo che la mano tesa di Berlusconi corrisponda al sentimento dell’elettorato di centrodestra. Mediaset, come ci spiegò lui stesso, si schierò per il Sì; non mi pare abbia avuto grandi riscontri".

Secondo D'Alema, inoltre, "anziché deprecare il populismo cercando di delegittimare i nostri competitori politici, dovremmo cercare di metterci in sintonia con il popolo. È vero che la Raggi sta pagando a caro prezzo i legami con gli ambienti della destra romana, ma la Appendino è considerata il miglior sindaco d’Italia. Tra i primi tre presidenti di Regione ci sono, insieme a Enrico Rossi, i due leghisti, Zaia e Maroni. Stiamo perdendo anche il primato del governo locale, da sempre nostro punto di forza".

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