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#CzarnyProtest, perché la lotta delle donne polacche ci deve interessare

In Polonia il parlamento sta mettendo in discussione il diritto di aborto. Ma non è una questione né solo polacca e né solo femminile. Riguarda tutti. Noi inclusi.
A cura di Giulio Cavalli
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Oggi le donne polacche sono in piazza per protestare contro un disegno di legge del loro governo che vorrebbe stringere ancora di più le regole sull'aborto. La Polonia sta discutendo in commissione la possibilità di rivedere l'attuale legge sull'aborto (che è già una delle più restrittive in Europa) per impedire l'interruzione di gravidanza anche alle donne di vittime di stupro e di incesto. Non solo: la nuova legislazione, se entrasse in vigore, prevederebbe anche l'apertura di un'indagine per le donne che causano la morte di "un bimbo concepito" (dice letteralmente così, la legge) e prevede come pena il carcere. Una legge che, va detto, spaventerebbe ancora di più i pochi medici "non obiettori" che negli ultimi anni si sono resi disponibili per le interruzioni di gravidanza.

Migliaia di donne sono scese in piazza per protestare nei giorni scorsi di fronte al Parlamento e oggi si tiene uno sciopero per alzare il tiro della protesta. Per l'iniziativa è stato scelto il colore nero a denunciare il lutto di un diritto quasi universalmente riconosciuto che invece a Varsavia sembra diventato urgente abbattere. La legge in realtà secondo i sondaggi risulta tra l'altro anche particolarmente impopolare ma le pressioni della chiesa cattolica locale e dell'associazione pro Life "Ordo Iris" sembrano funzionare. In sostanza in Polonia potrebbe succedere che l'aborto sia concesso solo in caso di grave pericolo di vita della madre. E basta.

C'è una frase che descrive la temperatura della protesta e del Paese: l'ha scritta Dominika Adamska, una delle attiviste che sta raccontando gli eventi dalla sua pagina Facebook, e dice "quasi tutti erano vestiti di nero. Molte persone erano con i loro bambini. I manifestanti cattolici erano sparsi qua e là. Pregavano e brandivano degli orribili cartelli con dei feti insanguinati. Il clima generale era di disperazione. Inquietante». Lo scontro è tra gli integralisti cattolici e la modernità dei diritti: #CzarnyProtest non cosa solo da donne.

Eppure ciò che accade in Polonia ci riguarda da vicino molto più di quanto possiamo pensare: si assiste negli ultimi anni a un pericoloso ritorno di moralisti in nome di qualche dio che vorrebbero cancellare i diritti costruiti negli anni. Non è roba polacca: qui da noi l'esuberante Adinolfi cavalca gli stesso stereotipi e anche in occasione dell'ultima sfortunata campagna della ministra Lorenzin per il Fertility Day si sono levate posizioni medievali. Nel nostro Parlamento si potrebbero individuare almeno una decina di esponenti che sarebbero ben felici di fare proprio lo spirito di questa proposta di legge e basta farsi un giro sui social network per leggere pagine orribili e retrograde sull'aborto. La Polonia no, non è lontana: la sensazione è che lì ci sia stata una convergenza che di questi tempi potrebbe essere possibile altrove. Il maschilismo europeo (schiacciato dalla spinta della paura) è in preoccupante trend positivo da anni.

In questo momento in Europa (che la Polonia è in Europa, eh) milioni di donne lottano per una battaglia di civiltà che non è semplicemente cosa loro. I diritti civili, si sa, sono i diritti degli altri e oggi la Polonia ci deve interessare. Niente scuse.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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