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Crisi in Italia, gli impietosi dati dell’UE: “Chi lavora rischia la povertà”

Secondo il commissario Ue al lavoro, Lazlo Andor, l’Italia è il Paese che ha conosciuto dal 2008 il declino più elevato della situazione sociale di chi ha un lavoro. Peggio di noi solo Romania e Grecia.
A cura di Biagio Chiariello
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Nel mare di numeri che ogni giorno ci opprime, oggi arrivano quelli del rapporto sull'occupazione dell'Unione Europea, che dicono una cosa su tutte, in sintesi: l'Italia è il Paese peggiore per chi perde il lavoro e la possibilità di trovarne un altro sono le più basse d'Europa. Ce lo dice il rapporto della Commissione europea sull’occupazione nel 2013, presentato da Lazlo Andor. E non è tutto. Tra le nazioni del Vecchio Continente, la nostra è quella che dal 2008 ha conosciuto il ribasso più alto dal punto di vista sociale: oltre il 12% degli occupati non riesce a vivere con lo stipendio che percepisce. Non può certo consolare, sapere che solo Romania e Grecia fanno peggio di noi (oltre il 14%). Anche perchè per questi Paese la situazione era già grave ben prima del 2008.

In generale in Europa dal 2008 al 2012, il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale è cresciuto di 7,4 milioni, ovvero è un quarto della popolazione totale del Vecchio Continente (125 milioni) a rischio indigenza. Il rischio povertà, stando ai dati pubblicati oggi dalla Ue nel rapporto “Employment and Social Developments“, riguardano il 16,7% tra coloro che hanno tra 18 e 64 anni, ed il 17,1% della popolazione europea complessiva. Numero cresciuto del 2% negli ultimi quattro anni, spiega la Ue, con percentuali più alti nei Paesi del Sud, con valori superiori al 2,5% in Italia, Croazia, Estonia, Grecia e Spagna. Dato il quadro fosco della situazione sociale in Ue, la Commissione conclude che "nonostante i primi timidi segnali di ripresa economica, mercato del lavoro e situazione sociale restano una grande sfida e il carattere inclusivo della possibile ripresa è incerto".

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