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Crisi Grecia, Fmi: “Impatto possibile anche sull’Italia”

Per l’Fmi se non combattuti con una forte risposta politica da parte dell’Europa, gli effetti della crisi in Grecia potrebbero avere “effetti sulla fiducia, anche se l’esposizione diretta è limitata”, si legge nell’article IV dedicato all’Italia.
A cura di Susanna Picone
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Nel mezzo della crisi greca arriva l’allarme dell'Fmi sul possibile impatto delle vicende elleniche sull'economia italiana, segnata da una ripresa “fragile e lenta”. “Se non combattuti con una forte risposta politica da parte dell'Europa – recita l'article IV del Fondo Monetario Internazionale sull'Italia – gli avversi sviluppi in Grecia potrebbero avere un sostanziale impatto sull'Italia tramite effetti sulla fiducia, anche se l'esposizione diretta è limitata”, come limitati sono secondo l’Fmi “i rischi di contagio nel breve termine”. Secondo il Fondo, l’economia del nostro Paese sta emergendo gradualmente da una prolungata recessione, ma la ripresa è fragile: il Pil è previsto in crescita dello 0,7% nel 2015 e dell’1,2% nel 2016, ma la performance economica italiana è stata la più debole nell’area euro dalla crisi. Il debito pubblico italiano – spiega ancora l’article IV – è sostenibile e si attesterà al 133,3% nel 2015, per poi calare al 132,1% nel 2016. Un debito sopra il 130% “è un importante fattore di vulnerabilità” e “limita lo spazio di manovra fiscale”.

“Renzi ha avviato ambizione agenda” – L’Fmi afferma che il premier italiano Matteo Renzi ha avviato “un'ambiziosa agenda per rivedere il sistema economico e politico italiano”. “C’è ora una finestra di opportunità da cogliere con riforme più profonde per riavviare la crescita”, aggiunge il Fondo che incoraggia misure per migliorare l'efficienza del settore pubblico. L’Italia, secondo il Fondo monetario, dovrebbe spingere sulle privatizzazioni: “Target più ambiziosi sulle privatizzazioni, in linea con i precedenti piani, godrebbero dei vantaggi delle condizioni favorevoli del mercati”. L’Fmi prevede che il tasso di disoccupazione in Italia si attesterà al 12,5% nel 2015 e al 12,2% nel 2016. Il Fondo Monetario Internazionale sottolinea che “riflettendo l'ampio aumento della disoccupazione, le disuguaglianze dei redditi e il rischio di povertà sono aumentati”.

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