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Crisi di governo: aumenta l’Iva e rischia di tornare anche l’Imu

Con la crisi di governo quasi scontato l’aumento dell’Iva al 22%, ma se non si troverà un accordo sulle coperture finanziarie si potrebbe pagare anche la seconda rata dell’Imu sulla prima casa.
A cura di Antonio Palma
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Con la crisi di governo scatenata dalle dimissioni dei ministri del Pdl, per gli italiani si apre una prospettiva tutt'altro che positiva dal punto di vista economico, non solo per le conseguenze sui mercati finanziari internazionali ma soprattutto per le questioni Iva e Imu. Se infatti l'incremento dell'Iva dal 21 al 22% che scatterà martedì prossimo appare ormai inevitabile, all'orizzonte c'è il rischio che a metà dicembre agli italiani toccherà pagare anche la seconda rata dell'Imu sulla prima casa. Per quanto riguarda l'Iva infatti l'improvvisa crisi di governo ha fatto saltare il decreto ministeriale già pronto in bozza che prevedeva un nuovo rinvio al primo gennaio dell'anno prossimo dopo quello con scadenza appunto il primo di ottobre. In compenso però sono saltate anche tutte le coperture previste per coprire il mancato introito dell'Iva come l’aumento delle accise sulla benzina, non più necessario.

Per quanto riguarda l'Imu invece c'è ancora del tempo per trovare una soluzione, anche se le prospettive non sono delle migliori. Se entro la fine di novembre infatti non ci sarà un decreto del governo per tagliare la seconda rata dell'imposta sugli immobili  gli italiani si troveranno costretti a pagare 2,2 miliardi di tasse. Le risorse per evitare il pagamento dell'Imu infatti dovevano essere trovate entro il 15 ottobre quando il governo guidato da Enrico Letta doveva presentare la nuova legge di stabilità. Con la crisi di governo però il già non facile accordo nella maggioranza a questo punto appare molto difficile se non impossibile. Non solo, con la crisi sono saltate numerose altre norme messe in cantiere dal governo, come l’incremento del fondo per la cassa integrazione in deroga, i fondi per l’emergenza immigrazione e infine anche l’incremento del fondo di solidarietà per i Comuni in deficit.

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