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Opinioni

Crisi: come fare (o non fare) chiarezza

Quanto vale la chiarezza, quando si parla di crisi economica e finanziaria? E i nostri politici sono in grado di rendere con chiarezza le implicazioni della crisi?
A cura di Luca Spoldi
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La disoccupazione in Italia

Quanto vale la chiarezza, quando si parla di crisi economica e finanziaria? Una risposta univoca non sembra esistere, almeno se si confronta l’approssimazione con cui da anni l’argomento viene affrontato da buona parte della classe politica occidentale, nonostante una domanda sempre più forte di trasparenza da parte di elettori e “tax payer”. Così dopo anni di dichiarazioni roboanti secondo cui la crisi era una “invenzione dei mass media” e l’Italia appariva in grado di cavarsela meglio degli altri, si scopre ora, a fare due conti, che questo “psicodramma collettivo” in realtà ha avuto effetti pesanti eccome, tanto sull’economia reale quanto sui mercati.

Quanto ai primi, basterebbe ricordare che in Italia a fine luglio a fronte di 22,956 milioni di persone occupate (pari al 56,9% della popolazione in età da lavoro) risultavano disoccupate ufficialmente 2,009 milioni di persone (con un tasso di disoccupazione dell’8% che però “nasconde” al suo interno un 27,6% di disoccupazione giovanile) mentre il 38% degli italiani tra 15 e 64 anni risulta inattiva (ossia non cerca neppure lavoro, vuoi perché ancora alle prese con gli studi, vuoi per scelta o impossibilità, vuoi ancora perché il lavoro ce l’ha, ma in nero). E che la manovra correttiva recentemente licenziata in Parlamento, fortemente pro-ciclica, rischia di non migliorare in alcun modo lo scenario, semmai di peggiorarlo inducendo un calo degli investimenti delle aziende e del reddito disponibile (per consumi o risparmio) delle famiglie.

Il tutto dopo che dal 2007 (anno in cui esplose ufficialmente la crisi dei mutui “subprime” negli Stati Uniti) ad oggi sono stati spesi in tutto il mondo, tra aiuti alle banche, sostegni agli stati, interventi per garantire liquidità ai mercati e simili, circa 20.800 miliardi di dollari (pari al 45% del Prodotto interno lordo complessivo dei paesi del G20, a fine 2007 pari appunto a 46.200 miliardi di dollari circa), una cifra impressionante che per molti è destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi mesi ed anni, visto che ne frattempo l’occidente registra segnali di un nuovo rallentamento ciclico dell’economia e che la crisi del debito greco è ancora in corso.

Quanto ai secondi molti politici sembrano non tenere in alcun conto la matematica, considerandola evidentemente un’opinione. Ancora ieri sera, durante la trasmissione televisiva della Rai Ballarò, il ministro della Difesa italiano in carica, Ignazio La Russa, ha affermato, tra l’altro, che “le borse europee sono in picchiata da dieci anni. La stessa Germania, negli ultimi dieci anni ha perso il 30%, l’Italia ha perso il 60%, la Francia il 50%, circa. Punto più, punto meno”. Peccato che, come ha fatto notare il blog Phastidio.net, dal 28 settembre 2001 al 28 settembre 2011 la borsa di Francoforte abbia guadagnato il 30,39%, quella di Parigi abbia perso il 26,10%, quella di Milano abbia ceduto il 49,5% (dati ricavabili da chiunque utilizzando ad esempio un terminale Bloomberg Professional).
Se la politica non brilla quanto a trasparenza e capacità (o volontà) di far comprendere la portata della crisi, la richiesta di una maggiore trasparenza sembra farsi strada dal basso: a Bologna le ragazze del laboratorio di comunicazione e di contaminazione Sexy Shock (“Le Betty”), nato il 30 giugno 2001, hanno deciso di organizzare presso il “Betty & Books”, associazione senza scopo di lucro ma anche libreria e sexy shop gestita dallo stesso collettivo per sostenere economicamente le proprie attività aperta nel 2006 in pieno centro storico (oltre che sul web), una serie di incontri gratuiti per cercare di capirne di più sulla crisi “con la C maiuscola” intitolato “Se per caso cadesse il mondo”. Come recita la pagina di Betty & Books su Facebook dopo il primo incontro (mercoledì 28 settembre 2011) sul “vocabolario della crisi” con la partecipazione di Giovanni Dognini (giornalista di Radio Città del Capo) e Paolo Figini (economista dell’Università di Bologna), si passerà a illustrare le ripercussioni della finanziaria sulla vita di tutti i giorni degli italiani (“la finanziaria a casa mia”), per poi parlare di “resistenza e tumulti locali”, ossia di quei piccoli stratagemmi e intrallazzi quotidiani (“bazze” in bolognese) che ci consentono di sopravvivere anche in periodi di crisi. Visto che la conoscenza è la condizione necessaria per poter prendere decisioni consapevoli, vien da sperare che l’iniziativa riscuota un buon successo e possa anzi estendersi in altre città.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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