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Costretto a portare il cartello “sono un bimbo sporco”, pm chiede 4 anni per i genitori

La coppia di genitori adottivi è accusata di maltrattamenti ai danni del figlio: “Pensava di sfuggire all’inferno di un orfanotrofio in Ucraina e ha trovato in Italia un inferno ancor peggiore”, ha detto il pm in tribunale a Torino.
A cura di Susanna Picone
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“Pensava di sfuggire all'inferno di un orfanotrofio in Ucraina e ha trovato in Italia un inferno ancora peggiore. I genitori adottivi avrebbero dovuto prendersi cura di lui, invece gli hanno fatto del male come mai nessuno in vita sua. Lo hanno distrutto”. È quanto ha detto oggi in tribunale il pm Francesco Pelosi parlando del bambino adottato da una famiglia italiana residente del Torinese e costretto a subire terribili umiliazioni. Umiliazioni come, ad esempio, quella di portare, quando aveva nove anni, un cartello al collo con su scritto “sono un bambino sporco”. La coppia di genitori è accusata di maltrattamenti ai danni del figlio adottivo, un ragazzino nato diciassette anni fa a Donetsk. Per loro, il pm ha chiesto una condanna a quattro anni di reclusione.

Vessazioni quotidiane, abituali, continue –  “Non si tratta – ha detto il pm in tribunale a Torino – di un singolo episodio, di un singolo insulto, di una doccia fredda e delle mutande infilate in bocca per punirlo della pipì a letto. Si tratta di vessazioni quotidiane, abituali, continue”. “Poche volte – ha aggiunto ancora il pm Pelosi – in un aula di giustizia ci siamo trovati di fronte a maltrattamenti tanto brutti e tanto infami per la loro perseveranza”. Ad accorgersi delle umiliazioni e delle botte erano state le insegnanti che avevano notato sul bambino grossi lividi e lo avevano visto arrivare a scuola con vestiti sporchi e di taglie troppo piccole per la sua età. Secondo l'accusa, il bambino veniva punito duramente dai suoi genitori anche per comportamenti banali. Attualmente il ragazzo vive in una comunità a seguito di un provvedimento del Tribunale per i Minorenni di Torino.

L’avvocato dei genitori: “Fallimento adottivo, non maltrattamenti” – I genitori ora a processo, da parte loro, si dichiarano innocenti. “In questa triste vicenda è emerso un fallimento adottivo, non maltrattamenti in famiglia”, ha detto in aula l’avvocato della coppia secondo cui “lo scenario è complesso e bisogna valutare con attenzione l'attendibilità dei racconti dal ragazzo”. “Le accuse sono terrificanti, ma può essere che il piccolo abbia aumentato normali castighi e punizioni. Bisogna, però, distinguere tra un'adozione che non funziona e le violenze”, ha aggiunto l’avvocato.

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