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Costretto a dimostrare all’Inps di essere vivo, per non restituire la pensione

La moglie di un pensionato triestina è stata accusata dall’ente di previdenza di essere vedova e di percepire illegalmente il compenso del defunto.
A cura di B. C.
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Chissà cosa avrà pensato la moglie del pensionato triestino nel leggere la missiva firmata Inps nella quale si faceva notare che il coniuge era defunto e che per questo motivo avrebbe dovuto far ritornare nelle case dell’ente di previdenza i soldi della pensione del congiunto che aveva percepito illegalmente. Stupore, sicuramente, giacché il marito è vivo e vegeto. La vicenda è raccontata da Il Piccolo che evidenzia come il protagonista di questa strana storia ora si trova costretto a dover dimostrare all’Istituto nazionale della previdenza sociale di essere appunto ancora in vita. E’ lo stesso pensionato a spiegare l’accaduto: “Leggendo le righe recapitate a casa ci siamo accorti che si trattava subito di un caso di omonimia – spiega l’uomo – la persona scomparsa ha il mio stesso nome e il cognome simile, ma non identico, ha una consonante in meno rispetto al mio. Strano non sia stato fatto un controllo più attento, magari attraverso la verifica del codice fiscale o della città di residenza”. L’uomo è convinto di poter risolvere tutto con una telefonata. Non è così: “Ho chiamato subito il numero verde indicato, ma mi è stato detto che prima avrei dovuto pagare comunque la somma richiesta e poi aspettare il rimborso. Non è mi sembrato un comportamento corretto, quindi non ho versato nulla”, dice ancora a Il Piccolo. La somma richiesta sarebbe la differenza tra la pensione di reversibilità che viene riconosciuta alla vedova e quella effettiva. Lo scorso 22 settembre invia così una raccomandata  nella sottolinea la sua reale identità e soprattutto ribadisce come lui sia vivo e vegeto, “ma finora non ho ricevuto alcuna risposta”. “Per il momento – scherza l’uomo – spero che l’episodio mi porti fortuna, magari mi ha allungato la vita!”.

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