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Opinioni

Cosa c’è di vero nell’alleanza “anti 5 Stelle” fra Renzi e Berlusconi

Dopo le parole di Alfano, si parla molto di una eventuale intesa elettorale fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, “anti 5 Stelle”. Tra fantapolitica e propaganda elettorale, proviamo a capire se e come potrebbe nuovamente materializzarsi lo spettro delle larghe intese.
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Neanche il tempo di archiviare il "ritorno in campo" di Renzi e Berlusconi, che una nuova polemica si staglia all'orizzonte. Si tratta dell'alleanza "possibile" fra PD e Forza Italia, questione sulla quale si sono espressi, in maniera più o meno diretta, tanto l'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi quanto il leader forzista Silvio Berlusconi. Una sintesi ha provato a farla il ministro degli Esteri Angelino Alfano che, nel notare come FI stia lavorando proprio per una intesa coi democratici, spiega: "La logica di Matteo Renzi rispetto all’alleanza con Forza Italia è molto chiara: evitarla se possibile, farla se necessario". Parole che, c'è da giurarci, non avranno fatto particolarmente piacere al segretario del PD, proprio perché aggiungono un elemento distorsivo (una fantomatica alleanza con FI) a una discussione complicatissima e dall'esito tutt'altro che scontato.

Tutto ruota, ovviamente, intorno alla nuova legge elettorale, "compito" del Governo Gentiloni e precondizione per il ritorno alle urne. Oggi Renzi in una intervista a Repubblica ribadisce di continuare a preferire il ballottaggio, che "è il modo per evitare inciuci, governissimi, larghe intese tra noi e Forza Italia che non servono al Paese e aprono un'autostrada al grillini", lasciando come alternativa possibile il Mattarellum. Ed è nella possibilità di un voto col Mattarellum (o addirittura in un voto col Consultellum, ipotesi remota ma ancora in campo, viste le difficoltà nel giungere a un accordo fra le forze politiche) che va ricercato il senso delle parole di Alfano (più che di Renzi) relativamente a una clamorosa riedizione delle larghe intese.

Come noto, infatti, il segretario del Partito Democratico aveva proposto il Mattarellum come soluzione per uscire dall’impasse determinata dal flop del referendum sulla Costituzione. Al momento, infatti, sono in vigore due sistemi elettori molto diversi per la Camera dei deputati e per il Senato della Repubblica: l’Italicum, approvato in questa legislatura, disciplina esclusivamente l’elezione dei deputati, mentre per i senatori è vigente il Consultellum, ovvero il Porcellum epurato dagli aspetti ritenuti incostituzionali dalla Consulta (in pratica un proporzionale su base regionale, con soglia di sbarramento all’8%, preferenze e senza premio di maggioranza). Opinione comune alle maggiori forze politiche è che non si possa andare al voto in simili condizioni, dunque sia necessario modificare la legge elettorale.

Lo stesso Presidente del Consiglio Gentiloni, raccogliendo l’invito del Capo dello Stato, ha più volte parlato della necessità di “armonizzare” il sistema elettorale, lasciando intendere che sia  uno dei compiti principali del suo esecutivo quello di accompagnare il Parlamento in questa fase. Le ricette proposte dalle diverse forze politiche, però, divergono in maniera sensibile.

Se la componente renziana del Pd punta ora sul Mattarellum (altri avevano proposto correzioni “alla greca” dell’Italicum, con premio di maggioranza del 15%), il M5s ha presentato una proposta per estendere l’Italicum al Senato, mentre Forza Italia continua a pensare che si possa votare anche col Consultellum, dopo la decisione della Corte Costituzionale del 24 gennaio sull’Italicum. La Lega Nord, invece, potrebbe sostenere il Mattarellum, appoggiando dunque la linea di Renzi.

Qui vi abbiamo spiegato come funziona il Mattarellum, ma può essere interessante provare a capire cosa cambierebbe se si andasse al voto con il sistema elettorale che porta la firma dell’attuale Presidente della Repubblica. È davvero una legge "anti" MoVimento 5 Stelle, come dicono in molti? È un sistema in grado di garantire governabilità? E perché potrebbe / dovrebbe portare a una intesa fra Renzi e Berlusconi?

Bisogna prima di tutto provare capire come funziona su base territoriale la legge e poi calcolare il peso delle varie forze politiche sul territorio. Il punto è che il Mattarellum prevede che il 75% dei seggi sia assegnato con la formula maggioritaria, ovvero che nei 232 seggi del Senato e nei 475 seggi della Camera sia eletto il candidato che abbia ottenuto, nel primo e unico turno, il maggior numero di voti. I rimanenti 83 seggi al Senato e 155 alla Camera saranno poi assegnati con un sistema proporzionale piuttosto complicato. I singoli partiti, infatti, stileranno liste bloccate per 26 circoscrizioni plurinominali sul territorio nazionale per la Camera e superando la soglia di sbarramento del 4% avranno diritto al recupero proporzionale (è anche in vigore il meccanismo dello scorporo, che serve a "compensare" il peso dei piccoli partiti, favorendoli nell'assegnazione dei seggi); per il Senato, invece, i seggi saranno assegnati su base regionale (una circoscrizione corrisponde alla Regione stessa), con il complicato meccanismo dello "scorporo totale" che servirà a far eleggere una quota di senatori non eletta su base uninominale.

La divisione delle circoscrizioni, nell'ultima versione disponibile, è la seguente (accanto alla Regione / Circoscrizione, il numero dei seggi totali, quelli assegnati su base maggioritaria e infine quelli col recupero proporzionale):

Senato (315 232 83):

  • Piemonte 23 17 6
  • Valle d’Aosta 1 1 0
  • Lombardia 47 35 12
  • Trentino Alto Adige 7 6 1
  • Veneto 23 17 6
  • Friuli Venezia Giulia 7 5 2
  • Liguria 9 6 3
  • Emilia-Romagna 21 15 6
  • Toscana 19 14 5
  • Umbria 7 5 2
  • Marche 8 6 2
  • Lazio 28 21 7
  • Abruzzi 7 5 2
  • Molise 2 2 0
  • Campania 30 22 8
  • Puglia 22 16 6
  • Basilicata 7 5 2
  • Calabria 11 8 3
  • Sicilia 27 20 7
  • Sardegna 9 6 3

Camera (630 475 155):

  • I Piemonte 1 (Provincia di Torino) 25 19 6
  • II Piemonte 2 (Province di Vercelli, Novara, Cuneo, Asti, Alessandria, Biella, Verbano-Cusio-Ossola) 23 17 6
  • III Lombardia 1 (Provincia di Milano) 41 31 10
  • IV Lombardia 2 (Province di Varese, Como, Sondrio, Lecco, Bergamo, Brescia) 42 32 10
  • V Lombardia 3 (Province di Pavia, Cremona, Mantova, Lodi) 11 4
  • VI Trentino-Alto Adige 10 8 2
  • VII Veneto 1 (Province di Verona, Vicenza, Padova, Rovigo) 29 22 7
  • VIII Veneto 2 (Province di Venezia, Treviso, Belluno) 20 15 5
  • IX Friuli-Venezia Giulia 13 10 3
  • X Liguria 19 14 5
  • XI Emilia-Romagna 43 32 11
  • XII Toscana 39 29 10
  • XIII Umbria 9 7 2
  • XIV Marche 16 12 4
  • XV Lazio 1 (Provincia di Roma) 42 32 10
  • XVI Lazio 2 (Province di Viterbo, Rieti, Latina, Frosinone) 15 11 4
  • XVII Abruzzi 14 11 3
  • XVIII Molise 4 3 1
  • XIX Campania 1 (Provincia di Napoli) 33 25 8
  • XX Campania (Province di Caserta, Benevento, Avellino, Salerno) 29 22 7
  • XXI Puglia 4.031.885 45 34 11
  • XXII Basilicata 610.528 7 5 2
  • XXIII Calabria 2.070.203 23 17 6
  • XXIV Sicilia 1 (Province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta) 27 20 7
  • XXV Sicilia 2 (Province di Messina, Catania, Ragusa, Siracusa, Enna) 28 21 7
  • XXVI Sardegna 18 14 4
  • XXVII Valle d’Aosta 1 1 –

Chi vincerebbe le elezioni con il Mattarellum

Rispondere a questa domanda è molto complicato, soprattutto perché la conformazione del sistema elettorale influenza in maniera determinante la campagna elettorale e, ovviamente, anche le scelte degli elettori. È evidente che il voto ha un peso diverso a seconda del sistema in cui è espresso, a maggior ragione quando l’elezione è su base maggioritaria.

Si è detto più volte che il Mattarellum garantisce la governabilità in un sistema bipolare, o nel quale non vi è una eccessiva frammentazione del quadro politico. Teoricamente, infatti, il sistema favorisce le aggregazioni dei partiti “prima” del voto, dal momento che per vincere nei singoli collegi può essere necessario allearsi con più forze possibili; in tal senso vale la pena di considerare anche le cosiddette “liste civetta”, che servono solo a drenare voti da scorporare e non penalizzare i grandi partiti.

Un calcolo fatto qualche tempo mostrò come con il Mattarellum l'esito delle politiche del 2013 sarebbe stato molto diverso: avrebbe vinto il centrodestra con 259 seggi alla Camera, contro i 235 del centrosinistra, mentre il M5S ne avrebbe ottenuti 108. Nessuna forza politica avrebbe ottenuto la maggioranza dei seggi, né al Senato, né alla Camera. Stando agli ultimi sondaggi politici, il sistema è quasi perfettamente tripolare, dunque appare estremamente improbabile che una coalizione possa ottenere la maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato. Se i numeri resteranno questi e se lo schema delle intese pre – elettorali non subirà cambiamenti sostanziali rispetto alla situazione attuale (abbiamo considerato i tre blocchi "maggioranza di Governo", Fi + Lega + Fdi, M5s, con la presenza marginale in termini di consenso del raggruppamento di sinistra), allora anche il Mattarellum potrebbe riproporre uno scenario simile a quello attuale. Con la necessità di costruire una maggioranza dopo il voto, come evidente dalla simulazione del Sole 24 Ore. Simulazione che, tra l'altro, smonta la tesi secondo cui il Mattarellum sia una legge "anti 5 Stelle".

Lo scenario "Paese ingovernabile", peraltro, si determinerebbe anche nel caso in cui saltasse il Mattarellum e si andasse al voto con un sistema elettorale proporzionale (senza ballottaggio e magari con un premio di maggioranza più contenuto), come riportano alcune ricostruzioni / retroscena degli ultimi giorni.

Insomma, se si determinasse una situazione di stallo potrebbero verificarsi quelle condizioni di cui parla Alfano, traducibili nella "non evitabilità" delle larghe intese per dare un Governo al Paese.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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