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Corleone, “inchino” sotto casa della moglie di Riina. Il sindaco: “Notizie false”

Domenica scorsa la vara di San Giovanni Evangelista è passato in via Scorsone 24, sotto casa di Ninetta Bagarella. Il particolare non è sfuggito a un carabiniere e un commissario di polizia, che si trovavano poco distanti e hanno inviato una relazione alla procura distrettuale antimafia.
A cura di Redazione
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Ninetta-bagarella

Update 11:20 – "Non c'è stato alcun inchino davanti all'abitazione della moglie di Totò Riina. E' la solita strumentalizzazione che viene fatta su Corleone. Ora siamo davvero stanchi. Quella è stata una sosta come tante altre di una processione di quartiere, non certo per fare un omaggio a Ninetta Bagarella". Intervistato dall'Adnkronos il sindaco di Corleone, Leoluchina Savona,  ha commentato la notizia dell'inchino della processione sotto casa di Ninetta Bagarella. "Questa mattina – ha aggiunto – ho voluto incontrare i ragazzi della confraternita, li ho guardati negli occhi e mi hanno stragiurato che non hanno fatto alcun omaggio alla Bagarella. Sono ragazzi onestissimi. Non è giusto stroncare giovani carriere per notizie inesistenti". Secondo la prima cittadina di Corleone, si è trattato "di una processione di quartiere a cui non ha partecipato neppure l'amministrazione comunale. Io non ero presente, ad esempio. Ma devo esprimere la mia indignazione per queste notizie false che vengono fatte circolare su Corleone. La processione di San Giovanni si è sempre fermata in via Scorsone e non certo per rendere omaggio alla famiglia Riina. Ci abitano anche parenti della confraternita". Per la sindaca Savona, infine, "c'è gente che ha costruito carriere sul nome di Corleone, ora basta. Noi abbiamo fatto un cammino di legalità in questi anni e non è giusto che vengano fatte circolare notizie destituite di ogni fondamento".

L'ultima processione di San Giovanni Evangelista, a Corleone, ha "omaggiato" la moglie di Totò Riina, il capo di Cosa Nostra rinchiuso al 41 bis. Domenica scorsa la vara è passato in via Scorsone 24, sotto casa di Ninetta Bagarella, che ha guardato soddisfatta dal balcone, dove si trovava in compagnia delle due sorelle, Matilde e Manuela. Il passaggio non è sfuggito a un carabiniere e un commissario di polizia, che si trovavano poco distanti e hanno inviato una relazione alla procura distrettuale antimafia.

Sulla processione c'è adesso un'indagine che, come riporta Repubblica, ha già fatto emergere alcuni particolari. Ad esempio, è emerso che uno dei membri della confraternita di San Giovanni, Leoluca Grizzaffi, è cugino di secondo grado della Bagarella. Secondo il quotidiano, tra l'altro,

i Riina sono ancora un simbolo in Cosa nostra: nelle ultime intercettazioni dei carabinieri, i boss del paese invocavano addirittura la mediazione di donna Ninetta per risolvere vecchie controversie. E, intanto, si davano un gran da fare per inviare un po' di soldi a Salvuccio Riina, il figlio del capo di Cosa nostra che dopo otto anni di carcere ha deciso di trasferirsi a Padova e scrivere (a modo suo) un libro sulla famiglia.

"Ho ribadito alle forze dell'ordine che non è mia usanza sostare davanti ai potenti o pseudo potenti quella non era una sosta prestabilita, è accaduto. Mi rendo conto che ci voleva più prudenza", ha dichiarato il  parroco di Santa Maria, padre Domenico Mancuso, che ha annunciato di aver stabilito insieme hai confrati "che la processione di San Giovanni non passerà mai più da via Scorsone". Per il vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, "su episodi come questi non transigo. Ho già nominato una commissione d'inchiesta, sono in attesa di una relazione. Intanto, ho proposto al questore di Palermo di stilare un protocollo d'intesa, per prevenire altri episodi: propongo che d'ora in poi anche le soste delle processioni siano concordate con le forze dell'ordine, per evitare spiacevoli sorprese". Tempo fa, monsignor Pennisi aveva anche imposto alla confraternite di inserire nello statuto una clausola che prevedesse che "nessun pregiudicato per mafia può far parte delle nostre associazioni". Il punto è che Grizzaffi è un incensurato. Come però non lo è un altro che porta lo stesso cognome, Giovanni. Secondo quanto riporta Repubblica viene "citato come il messia nelle ultime intercettazioni: l'uomo forte che Cosa nostra aspetta per ritornare ai fasti di un tempo. I boss cercano di riorganizzarsi. Nei mesi scorsi, è emerso che erano in contatto addirittura con il fratello del sindaco, Lea Savona. Il prefetto di Palermo, Antonella De Miro, ha inviato gli ispettori al Comune".

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