Corea, Usa pronti a bombardare: “Raid al prossimo test nucleare”
L'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, non esclude un raid degli Stati Uniti contro la Corea del Nord, se Pyongyang effettuerà un altro test nucleare. È quanto ha detto la delegata Usa in una serie di interviste. “Non faremo qualcosa a meno che non ce ne sia motivo”, ha spiegato parlando ad esempio di un attacco a una base militare americana o l'uso di un missile balistico intercontinentale. Se la Corea del Nord Corea farà il sesto test nucleare, allora – ha detto ancora – “il presidente Donald Trump entrerà in campo e deciderà cosa fare”.
"Chiediamo alla Corea del Nord di astenersi da azioni provocatorie e da una retorica destabilizzante", così il portavoce del quartier generale della Difesa Usa, Gary Ross, ha lanciato l'ennesimo monito a Pyongyang rivolgendosi direttamente al regime nordcoreano che poche ore prima si era detto pronto ad "affondare" la portaerei inviata da Donald Trump e a "cancellare gli Usa dalla faccia della terra". Ribadendo che"il programma nucleare nordcoreano rappresenta una chiara e grave minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti", Ross ha ricordato che Kim Jong-un "deve fare la scelta di rispettare i suoi obblighi internazionali e tornare a partecipare a seri negoziati".
Parole che sembrano voler puntare decisamente a nuovi colloqui di pace per stabilizzare l'area e soprattutto con l'obiettivo di denuclearizzare il Paese. Da questo punto di vista fondamentale sarà il coinvolgimento della Cina che in questo momento sembra intenzionata a voler giocare un ruolo di primo piano nella crisi. A questo proposito nelle scorse ore c'è stato un nuovo contatto telefonico tra il Presidente Usa Donald Trump e quello cinese Xi Jin.
Dopo il vertice a Washington e svariati colloqui a distanza, infatti, i due leader cercano ora di trovare una posizione comune per la Corea. Secondo quanto trapelato, il presidente cinese avrebbe invitato ad un'azione distensiva bilaterale tra Usa e Corea del Nord precisando che la Cina si oppone a qualunque cosa contrasti le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu. La Cina infatti punta al riavvio del tavolo negoziale a Sei in stallo ormai dalla fine del 2008 che prevedeva una denuclearizzazione graduale dell'area. "Recentemente, le parole e le azioni di protesta o confronto sono state abbastanza, abbiamo bisogno di chiamare la pace e la ragione. La Cina non sarà influenzata dalle parole e continuerà a giocare il suo ruolo" ha confermato anche il ministro degli Esteri cinese Wang Yi.