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Coppia uccisa nel Catanese, l’ivoriano fermato agli agenti: “Ora posso andare a casa?”

Mamadou Kamara è stato interrogato in commissariato a Caltagirone perché sospettato di aver ucciso i coniugi Solano a Palagonia: orari , vestiti sporchi di sangue e oggetti delle vittime sembrano incastrarlo. Lui, però, chiede di tornare in libertà.
A cura di Biagio Chiariello
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“Ma perché mi tenete qui, ma perché non mi lasciate andare a casa?”. Sono le parole che Mamadou Kamara, il 18enne ivoriano accusato dell'omicidio dei due anziani a Palagonia, nel catanese, ha rivolto al commissariato di Caltagirone, il capo della Squadra Mobile di Catania, Antonio Salvago, durante l’interrogatorio. Almeno ciò è quanto scrive il Corriere della Sera, che evidenzia come il sospettato non abbia mostrato alcun segno di pentimento ed è sembrato quasi stupito che gli agenti non lo lasciassero andare subito. Mamadou è stato fermato domenica al centro d’accoglienza Cara di Mineo: il ragazzo aveva i vestiti imbrattati di sangue, e dentro un borsone c’erano il pc portatile, due cellulari, la videocamera, alcune macchine fotografiche e la catenina d’oro tutti appartenenti a Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, perché riconosciuti da una figlia delle vittime.

"Ve l'ho detto, non c'entro nulla, perché mi tenete qui? Tutta quella roba l'ho trovata in un cassonetto sul ciglio della strada fuori Mineo, quando sono uscito alle 6 del mattino per rientrare quasi subito alle 6 e 20…", avrebbero detto l'ivoriano agli inquirenti, come riporta Il Corsera. “. In realtà però agli agenti di guardia al cancello, dove entrate e uscite vengono segnate puntualmente su un registro, Mamadou risulta sì entrato alle 6 e 20, ma alle 6 non sarebbe mai uscito di lì. “Non potevo più stare nel mio Paese, la Costa d’Avorio. Avevo paura per la mia vita, così sono fuggito e sono arrivato in Libia dove ho pagato per imbarcarmi. Sono venuto in Italia in cerca di fortuna”,  raccontava il 18enne nella dichiarazione per i richiedenti asilo, dopo lo sbarco l'8 giugno a Catania. Lucien Aka Kuamè, 77 anni, presidente dell’Unione Ivoriana di Sicilia, dice che “Mamadou è assolutamente estraneo alla comunità, non lo conosce nessuno e di quello che ha fatto, se vero, risponderà personalmente. Ma sarebbe sbagliato generalizzare”.

Di Mamadou, gli operatori del Cara di Mineo dicono: “Arrivò il 9 giugno e due giorni dopo, l’11, si presentò per iscriversi al corso di fitness. Lui non è un ragazzo molto alto, diciamo un metro e settanta, ma è molto atletico, muscoloso. Però frequentò il corso solo per una settimana, poi lasciò. Allo stesso modo s’iscrisse subito anche alla scuola di lingua italiana, in aula però si presentò solo due volte. Mai si è affacciato neppure al job center o nei nostri tanti laboratori. Si faceva vedere solo a mensa e al bazar. Qui in Italia, comunque, è arrivato da solo: nessun familiare, nessun parente. All’interno del centro ha legato con gli ivoriani ma anche con ragazzi di altri Paesi dell’Africa”.

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