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Continua la rivoluzione vaticana di papa Francesco: via gli alti prelati più vicini a Benedetto XVI

Il cardinale Raymond Burke è stato probabilmente il cardinale più critico dell’operato di Bergoglio nell’ultimo anno e mezzo ed è stato mandato via dal Vaticano ed assegnato ad una carica puramente onorifica. Non è il primo e non sarà l’ultimo.
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Un abbraccio tra Benedetto XVI e Francesco. I rapporti tra i due sono buoni, ma Bergoglio non vede di buon occhio molti alti prelati vicini a Ratzinger.
Un abbraccio tra Benedetto XVI e Francesco. I rapporti tra i due sono buoni, ma Bergoglio non vede di buon occhio molti alti prelati vicini a Ratzinger.

Papa Francesco continua nell’opera di cacciata e depotenziamento degli alti prelati che Benedetto XVI aveva voluto nei posti chiave del Vaticano durante il suo pontificato. L’ultima notizia in merito era attesa da settimane ormai e lo stesso protagonista l’aveva già confermata: il cardinale Raymond Burke non solo non è più il prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, ma è stato inviato, ad appena sessantasei anni, a ricoprire un ruolo onorifico, quello di “patrono del Sovrano Ordine Militare di Malta”. Un pensionamento anticipato, dunque, uno schiaffo in pieno volto al cardinale, creato nel 2010 da Ratzinger, che più di tutti gli altri aveva contestato Bergoglio nel suo primo anno e mezzo di pontificato. Non è un caso che i cardinali, vescovi, monsignori rimossi nell’ultimo anno e mezzo siano quasi tutti dei “tradizionalisti” in campo dottrinario e morale, e che sono stati sostituiti da personalità più vicine al modo di pensare di papa Francesco.

Quella di Burke non è, dunque, la prima testa a saltare nella rivoluzione vaticana messa in atto da Bergoglio e di certo non sarà l’ultima. Tra le personalità uscite di scena, il più importante è senza dubbioTarcisio Bertone, segretario di Stato, cioè primo ministro vaticano, sotto Ratzinger, pensionato per raggiunti limiti di età nell’ottobre del 2013 e sostituito dall’ex nunzio apostolico in venezuela Pietro Parolin. Prima di Bertone, era caduto in disgrazia un suo fedelissimo: monsignor Giuseppe Sciacca, fortemente voluto dallo stesso Bertone come segretario generale del Governatorato della Città del Vaticano, che si occupa della gestione materiale delle finanze del piccolo Stato nel cuore di Roma, spostato ad un incarico di scarsa importanza e creato apposta per lui al Tribunale della Segnatura Apostolica.

Anche il cardinale Mauro Piacenza è passato da un ruolo di grande potere ad uno marginale: da prefetto della potentissima Congregazione per il Clero a penitenziere maggiore del più antico tribunale vaticano, di grande prestigio ma scarsamente strategico. Peggio è andata ad Antonio Canizares Lorreva, già prefetto per la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Sapeva perfettamente di non essere nelle grazie di papa Francesco ed aveva allora fatto sapere che avrebbe gradito essere rimandato in Spagna, a capo di una diocesi di prima importanza. Anche per lui, però, è arrivato uno smacco: sperava di essere destinato alla guida del gregge di fedeli Madrid, si è ritrovato nella meno centrale Valencia. Un altro vescovo che sembrava lanciato verso una brillante carriera ai tempi di Benedetto XVI mandato a dirigere una diocesi di minore importanza è Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana fino alla fine del 2013: dopo aver rifiutato il posto di ordinario militare d’Italia, ha dovuto obbedire quando gli è stato imposto di guidare la piccola diocesi di Latina – Terracina – Sezze – Priverno.

Secondo fonti vaticane, Bergoglio potrebbe ora rivolgere la sua attenzione verso due tedeschi. Il primo è Gerhard Mueller, prefetto dell’ex Sant’Uffizio, la Congregazione per la Dottrina della Fede, considerato il leader della corrente “tradizionalista” in Vaticano; il secondo è monsignor Georg Ganswein, prefetto della Casa Pontificia, fedelissimo collaboratore di papa Benedetto XVI ed oggi anello di congiunzione tra Francesco ed il suo predecessore. Bergoglio, però, non vuole aprire affatto una linea di scontro con Ratzinger, quindi deve fare attenzione a trovare a Ganswein un incarico importante per far sì che l’allontanamento sembri più una promozione che una rimozione. Si era parlato per lui del Tribunale della Segnatura Apostolica al posto di Burke, poi l’incarico è andato al francese Dominique Mamberti. Se ne riparlerà al prossimo giro di nomine papali.

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