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Confindustria denuncia: “Economia italiana è impigliata, senza coesione sociale non si cresce”

Il presidente di Confindustria sottolinea che l’Italia si trova in una condizione economica di immobilismo, ancora molto lontana dalla ripresa annunciata: “La ripartenza c’è stata ma procede a un ritmo lento: il pil italiano nel 2017 sarà ancora del 6% inferiore al livello 2007, dopo aver segnato -9% nel 2013”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, non le manda a dire e denuncia la situazione economica italiana che da anni ormai è inesorabilmente in stallo, nonché molto lontana dalla vera e propria ripresa più volte annunciata. "Dal 2000 a oggi il pil italiano è rimasto invariato contro il +27% della Spagna, il +21%della Germania, il +20% della Francia. il reddito per abitante è ai livelli del 1998", spiega Boccia, aggiungendo: "Ora siamo tornati a crescere, è vero, ma il divario con gli altri Paesi europei non è diminuito. Al contrario si sta allargando, come accadeva prima della crisi. Dal 2015, grazie al basso prezzo del petrolio e alla politica iper espansiva della Banca centrale europea, si sono create condizioni molto favorevoli. Avremmo dovuto premere l'acceleratore e recuperare velocemente il terreno perso con la doppia recessione, ma ciò non è avvenuto e la lenta risalita non va a beneficio di tutti. Restiamo impigliati nelle nostre croniche carenze strutturali e il tessuto sociale e produttivo rimane fragile. La ripartenza c'è stata ma procede a un ritmo lento: il pil italiano nel 2017 sarà ancora del 6% inferiore al livello 2007, dopo aver segnato -9% nel 2013", sottolinea il presidente di Confindustria.

Sull'immobilismo della classe politica, Boccia attacca:"L'Italia non può permettersi di attendere inoperosa il passaggio di un lungo periodo elettorale. Nonostante permangano numerosi rischi, la congiuntura economica mondiale di sta rivelando migliore del previsto. L'Italia non può permettersi di sprecare questa ennesima opportunità, ignorare le gravi difficoltà sociali ed è necessario non lasciare nessuno indietro per ripartire, per raggiungere nuovi e più alti traguardi. L'Italia è cresciuta di più quando più forte è stata la coesione sociale, che non significa annullare le differenze, ma dare a ciascuno la fiducia e gli strumenti perché possano essere superate. Superate nel segno di una visione comune e con un progetto che la realizzi, passando dagli interessi di ciascuno alle esigenze del Paese", prosegue Boccia, scagliandosi contro la riforma della legge elettorale su base proporzionale: "Assecondare la tentazione proporzionalista, che oggi vediamo riemergere in molte proposte per la legge elettorale, potrebbe rivelarsi fatale per l'Italia. Comincerebbe una nuova stagione di immobilismo, in un quadro neo corporativo e neo consociativo", sostiene Boccia riferendosi al presunto nuovo "patto del Nazareno" tra Renzi e Berlusconi.

"Serve un patto per la fabbrica, per crescere, aumentare i salari e la produttività. Se riusciremo a condividerla apriremo una fase di collaborazione per la crescita. Perché vogliamo aumentare le retribuzioni con l'aumento della produttività. Inoltre, serve un fisco che tuteli i diritti dei contribuenti e non ostacoli le scelte degli investitori. Le più recenti iniziative legislative in materia di Iva disegnano, invece, un sistema di adempimenti poco efficace nella tutela degli interessi dell'Erario e al contempo più complesso per le imprese. Quel che preoccupa è la loro applicazione retroattiva: una deriva che va assolutamente evitata perché mina la credibilità del Paese. Dobbiamo finanziare lo sviluppo non la disoccupazione. Azzeriamo il cuneo fiscale sull'assunzione dei giovani per i primi tre anni. Ora abbiamo il dovere morale, civile e politico di agire prima per le nuove generazioni", conclude il presidente di Confindustria.

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