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Confcommercio: “Consumi fermi nel 2014, ma possibili passi avanti da Renzi”

L’associazione dei commerciati sostiene le proposte del governo, ma mette in guardia da facili entusiasmi. Quindi poi punta il dito contro le Regioni “spendaccione”: 82,3 miliardi di sprechi, in testa la Sicilia, Campania e Lazio.
A cura di Biagio Chiariello
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Il 2014 “sarà un anno di convalescenza. Nonostante le prime misure annunciate dal Governo nei giorni scorsi vadano nella giusta direzione, non c'è spazio per il facile ottimismo”. E' il punto di vista del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli che, nel suo discorso di inaugurazione della 15esima edizione del Forum di Cernobbio ha fatto emergere le “prospettive non certo favorevoli per le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti”. Sangalli evidenzia quindi che "sarà un anno di transizione in cui il paese è debole e va scongiurato il pericolo di una grave ricaduta". C'è però da dire che se a maggio, così come previsto dal Governo Renzi, arriveranno risorse per 12 miliardi netti alle famiglie (anche tramite le imprese) il Pil potrebbe crescere di un ulteriore 0,3% portando la stima dell'associazione dei commercianti per l'anno a un +0,8%. Tutto positivo secondo Sangalli, che però allo stesso tempo evidenzia che “se la crisi ha lasciato una lezione è che dobbiamo affrontare strutturalmente il problema della bassa crescita nel nostro Paese”.

Confcommercio critica in particolare alcuni Enti regionali che nonostante spendano molto non producono effetti positivi sul Pil. Nello specifico Sicilia, Campania e Lazio, tre regioni dalle quali proviene il 43,3% delle inefficienze. "Se l'output pubblico attualmente acquistato dai cittadini italiani di tutte le regioni fosse pagato ai costi unitari sostenuti dai cittadini lombardi (che hanno la spesa più bassa ndr) – si legge nello studio – si otterrebbe un risparmio di circa 82,3 miliardi. Il 43,3% di queste inefficienze è attribuibile a Sicilia, Campania e Lazio". Tuttavia in Italia è possibile "aggredire" la spesa pubblica improduttiva, soprattutto se fossero livellate queste differenze regionali: "Le distanze tra i livelli di servizio pubblico nelle regioni italiane, insieme alle differenze nella spesa pubblica pro capite suggeriscono che un'ampia frazione di questo massimo è davvero aggredibile". Insomma, esistono “ampi spazi d'azione” anche se occorre fare “buoni tagli, non lineari, con il bisturi e non con l'accetta, a partire dall'inutile complessità delle procedure burocratiche”, conclude il documento di Confcommercio.

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